Noi Agenti, lavoratori capaci di cambiare, muoverci ed adattarci
Seimila,
seimila in meno amici, è questo il numero degli agenti che annualmente manca all’appello, questo numero deve farci riflettere.
Enasarco, Accordi Economici Collettivi, Monomandato, ruolo del sindacato, questi gli argomenti che andremo a trattare
Cari ospiti, care amiche ed amici, cari delegati Usarci,
Ci eravamo incontrati appena un anno fa e l’invasione della Ucraina da parte della Russia era appena iniziata. Nessuno poteva immaginare che nel nostro continente, dopo gli orrori e gli olocausti del secolo passato si tornasse a guerreggiare, la storia non ci ha insegnato nulla. La nostra cara Europa, il continente più ricco di storia e di cultura, il continente che, se unito sarebbe senza ombra di dubbio economicamente il più forte del mondo, ricade nel vecchio errore, la guerra. Gli uomini meno intelligenti hanno bisogno della forza per dimostrare la loro egemonia, il predominio sull’altro.
Pensavamo che durasse poco, che tutto ciò fosse una follia passeggera, invece è una realtà che è entrata nel secondo anno della sua durata e che rischia di risucchiare altre nazioni.
Non avrei mai pensato che una mia relazione assembleare potesse iniziare con la parola, GUERRA.
Abbiamo combattuto e vinto un virus che ha generato una pandemia globale, ma evidentemente l’uomo non è in grado di debellare definitivamente il male generato dai conflitti.
Noi tutti siamo consapevoli che il dialogo tra stati, la democrazia, la tolleranza, la solidarietà, i principi religiosi sui quali si è fondata la nostra cultura, che si sia credenti o no, fanno parte dei valori che ci sono stati tramandati, e per questo dobbiamo trovare la forza e la determinazione per contrastare qualsiasi tipo di conflitto.
In tutto ciò si è sentita la mancanza di una politica internazionale promossa dalla comunità Europea, comunità esistente sulla carta ma ancora priva di incisività in politica e finanza internazionale. Questo è un grave deficit.
È di questi giorni l’inizio di un nuovo conflitto in Sudan, mentre dalle cronache sono scomparse le guerre che ormai da anni insanguinano il continente africano, si aprono nuovi scenari di possibili conflitti in Asia con sempre maggior violenza e vittime generando flussi incontrollabili di povera gente disposta anche a morire in mare a fronte della speranza di un approdo in terre più tranquille.
Anche in questo la nostra Europa non ha saputo mettere a terra una politica saggia e condivisa, girando lo sguardo altrove come se quello dei migranti fosse un problema marginale che non riguarda tutti.
In questo scenario grigio e complesso si inserisce la nostra Italia, il cui Pil del 2021 era cresciuto oltre ogni rosea previsione raggiungendo il 6% ma che oggi, proprio a causa delle guerre, dell’impennata delle quotazioni energetiche, delle materie prime, delle speculazioni di finanzieri senza scrupoli e della conseguente crisi geo-politica, viene stimato all’1%.
Ebbene cari amici, se nonostante la sequenza quasi insostenibile di shock negativi nel Paese non si è manifestata anche una crisi sociale, ciò è da attribuire a chi nonostante tutto ha continuato a produrre e funzionare, a chi con senso di responsabilità, dedizione ed impegno quotidiano, ha dato continuità al proprio lavoro stringendo i denti e combattendo l’incertezza.
Tra questi vi è da annoverare anche la nostra categoria, gli Agenti di commercio, categoria che, pur dentro la nebbia della crisi ha saputo vedere la luce delle opportunità, ha saputo adattarsi alle nuove esigenze trasformando il proprio lavoro.
Noi non ci siamo mai fermati, abbiamo continuato la nostra missione che è quella di portare ordini alle aziende che rappresentiamo, e, portare ordini significa produrre e produrre ha come conseguenza l’occupazione, i salari, gli utili, che portano alla crescita economica del paese.
Ci siamo accollati i proibitivi costi dei carburanti, senza ricevere alcun aiuto dalla politica a differenza di altre categorie, ma non abbiamo mai abbandonato clienti e mandanti.
Sappiamo che ci attendono sfide difficili, alcune strettamente connesse con l’evoluzione della società, mi riferisco al crescente fenomeno del commercio elettronico ed all’incontrastata egemonia dei grandi portali che, al contrario di noi, operano in piena deregulation fiscale ed in aperta concorrenza a chi, per poter svolgere il nostro lavoro, deve essere in possesso di vari requisiti, come quello di frequentare corsi sempre più difficili da reperire sul mercato, corsi che non possono essere fatti on line. Pensate, è possibile laurearsi in ingegneria, in giurisprudenza, fisica o matematica semplicemente collegandosi ad un portale Universitario, ma l’agente non può fare il corso a distanza, deve essere in presenza. E che dire del fatto che un ingegnere non può promuovere la vendita di prodotti tecnologici, un medico non può essere promotore di medicinali, ma deve svolgere un corso abilitante a differenza del venditore ambulante il quale può iscriversi alla camera di commercio senza alcun corso di formazione, con tutto il rispetto per questa attività.
Questo disordine normativo, questa inettitudine legislativa nei nostri confronti, sommata a tutti gli effetti della crisi sanitaria e bellica ha falcidiato la nostra Categoria, i numeri ne stanno delineando una costante decrescita. Ciò mette in seria difficoltà anche le aziende mandanti che faticano sempre più a trovare rappresentanti facendo lievitare i così detti “procacciatori d’affari”, termine dietro al quale si nascondono Agenti di commercio irregolari, senza diritti contrattuali e senza previdenza Enasarco, sfruttati da mandanti con pochi scrupoli.
Ad oggi in Italia i procacciatori d’affari sono circa sessantamila, un numero di soggetti in larghissima parte irregolari che, non in possesso dei requisiti corsuali previsti dalla Legge 204/85, svolge un’attività illegittima.
Quello dell’obsolescenza della legge 204 è un problema che va risolto se non addirittura abolita.
Questo è un paradigma che non ha riscontro nel resto d’Europa dove non vi sono limitazioni, chiunque può svolgere l’attività, è sufficiente iscriversi alla CCIAA. Si arriva perfino al paradosso di un agente che cancellatosi dal registro imprese dopo 40 anni di attività, perde tutti i requisiti e se volesse riprendere l’attività deve frequentare nuovamente un corso formativo.
Altro aspetto che grida vendetta da parte degli agenti è rappresentato dal bene strumentale per eccellenza: l’autovettura, sottoposta a ben due tagliole, la prima che prevede un valore di deducibilità fermo da oltre 25 anni a 25 mila euro, ed il secondo che prevede una percentuale di deducibilità dell’80%.
Vi sono poi altre rivendicazioni irrisolte, il monomandato, la patente a punti da equiparare ad altre categorie che vivono sulle strade.
Altre sfide ci attendono, sono quelle derivanti dalla necessità di rinnovare un assetto normativo portandolo al passo con i tempi, ammodernando la nostra contrattazione collettiva ferma al palo da ormai troppo tempo.
Purtroppo, non vi sono segnali che lascino presupporre un sollecito rinnovo.
E qui vengo al nostro ruolo, quello dell’USARCI, delle Organizzazioni nostre consorelle e di quelle datoriali. Perché il nostro ruolo di rappresentanza si declina innanzitutto nel perimetro della nostra contrattazione collettiva.
Proprio la contrattazione collettiva è, a mio giudizio, il “cuore” pulsante di un ruolo che rappresenta il motivo stesso della nostra esistenza, della nostra missione.
Purtroppo, tra le nostre controparti è in atto una guerra egemonica, non combattuta con le armi convenzionali, ma più sottile, dove sul campo restano i diritti degli agenti di commercio; tutto ciò al solo scopo di dimostrare la supremazia dell’uno sull’altra, poco importa loro gli strascichi ed i danni che stanno provocando anche all’economia, a loro interessa prevalere e prevaricare. Non hanno il coraggio di far scegliere al mercato chi rappresenta al meglio la categoria che dovrebbero rappresentare, ma ci si incorona primi della classe ed in nome di questo pseudo primato, non riconosciuto, si decide di non confrontarsi con le altre associazioni, colpevoli del reato di lesa maestà, e gli agenti attendono il rinnovo da 11 anni.
Dai palchi assembleari delle nostre controparti sindacali ascoltiamo e condividiamo ogni ragionamento riguardante la necessità di nuove regole, di buoni investimenti, di formazione continua, di welfare, di incentivi al lavoro per giovani donne e uomini, di sicurezza sociale, però…..
Però sono proprio le nostre controparti ad essere assenti, a non discutere insieme a noi di rinnovi contrattuali, di welfare, di formazione di patti che possano essere “la” condizione per un rilancio delle imprese che rappresentiamo ed alla quali siamo legati dai risultati dei nostri ordini.
Ci serve capire dalle nostre controparti se credono veramente alla contrattazione collettiva oppure se il loro tergiversare ha il solo scopo di ritardare l’applicabilità della normativa europea in tema di agenzia, normativa emanata per eliminare le differenze legislative tra i vari stati, disuguaglianze che loro invece acuiscono con la ricerca e l’applicazione di mille cavilli contrattuali ed operativi che in nessun altro paese sarebbero accettati dalla magistratura.
Cosa accadrà del contratto del settore commercio? Per i motivi già elencati non si prospetta una facile soluzione, metteremo tutto il nostro impegno per giungere ad una pronta conclusione.
Ci serve capire se esse credono veramente che la via della contrattazione sia la via maestra attraverso la quale far transitare un futuro concordato per chi rappresentiamo.
L’USARCI da sempre ha affermato di credere ad una unità sindacale vera, fatta di posizioni diverse, anche dure, ma orientate sempre e comunque ad un confronto per la tutela degli agenti che rappresentiamo.
Ormai da tempo il cammino di USARCI si è intrecciato con quello di Fisascat-Cisl, un passo significativo che ha lo scopo di rafforzare i nostri ruoli anche e soprattutto nei rapporti intersindacali.
Noi ci crediamo.
Credo che non si possa domandare alla politica di fare ciò che noi per primi non siamo in grado di fare.
Per prima cosa sottolineo la necessità di una vera coesione tra consorelle nell’affrontare i temi cardine che riguardano il nostro lavoro ed il nostro futuro. Sarebbe opportuno sottoscrivere un documento di fattività dove siano elencate progetti e preminenze e si torni a fare gli interessi degli agenti con i fatti, non solo a parole. A loro dico:
“ANDIAMO AVANTI INSIEME”
Le recenti vicende che hanno caratterizzato la vita dell’Enasarco hanno certamente contribuito ad acuire delle fratture che però credo vadano rimarginate, serve un passo indietro di tutti per fare poi tutti quei passi avanti indispensabili alla buona politica in favore della nostra Categoria.
Ciò è avvenuto anche a causa delle elezioni Enasarco del 2020 dove uno statuto scellerato ha messo le parti sociali l’una contro l’altra con la conseguenza che, pur di prevalere l’una sull’altra, si è fatto ricorso ad alleanze improvvide e deleterie.
Il risultato è immediatamente salito alla ribalta; ricorsi ai tribunali, cambio di maggioranze imposte dal giudice in barba ad ogni più semplice regola democratica, una presidenza inefficace e presuntuosa ed un continuo cambio di casacca, il tutto per meri interessi personali.
Ma chi ne paga le conseguenze di tutto ciò? È il solito agente di commercio troppo preso a portare a casa il companatico, non si accorge del serio pericolo che incombe sul suo futuro previdenziale.
Tutto ciò è folle; l’Enasarco deve tornare ad essere degli agenti di commercio e delle parti sociali che l’hanno fondata, le stesse parti sociali che hanno sottoscritto gli AEC;
Il nostro è un ente di previdenza dilaniato da troppe identità e da troppi interessi, di Enasarco si parla male fin anche negli atti dello scandalo Vaticano.
Le cose, in casa Fondazione, non vanno affatto bene, la continua erosione dei contribuenti, l’aumento costante dei pensionati, i risultati catastrofici di troppi cattivi investimenti, un’esasperata litigiosità, rischiamo di comprometterne la sussistenza.
Voi tutti siete a conoscenza di ciò che è avvenuto nell’Assemblea dei delegati della scorsa settimana, dove un nostro intervento di denuncia sull’operato del presidente e la conseguente bocciatura del bilancio consuntivo, hanno provocato malumori e disappunti, ad esclusione della Fisascat Cisl, nessun altro sindacato ha sostenuto la nostre richieste, anzi, vi è stata quasi una ovazione per i bilanci, come se il solo bilancio costituisse un vantaggio per l’agente.
Abbiamo un contributo di solidarietà che erode oltre il 20% della pensione, abbiamo una perequazione che è decisa dal CDA non dall’ISTAT, e tutto ciò in nome della sostenibilità dell’Ente; L’Enasarco non pensa più alle pensioni degli agenti ma esclusivamente a come sopravvivere.
Va ristabilito un equilibrio che permetta una sana riflessione su tutto ciò che deve essere fatto, per assicurare le pensioni future e presenti alla nostra Categoria.
Un equilibrio che passa attraverso le leve di Governo della Fondazione e le persone che le rappresentano, cosa che però al momento non soddisfano affatto l’USARCI.
Spero vivamente che le riflessioni che le varie componenti del Consiglio di Amministrazione di Enasarco stanno svolgendo, portino velocemente a delle soluzioni che possano dare quello slancio indispensabile al futuro della nostra Fondazione che al momento non si è affatto visto.
L’USARCI non ha rancori di sorta con le altre sigle sindacali presenti in CDA, anche se ne avrebbe validissimi motivi, noi diamo la nostra disponibilità a soluzioni diverse di quelle attuali solo per il bene degli agenti.
Fuori i voltagabbana, gli arrivisti, gli approfittatori e fuori i pseudo sindacati.
Occorre un nuovo patto sociale dove, pur nelle proprie identità, si torni a fare solo gli interessi di quelli che rappresentiamo, senza rancori, senza espedienti. Le guerre, come vediamo in Ucraina, portano solo morte e distruzione, e vantaggi per gli approfittatori senza scrupoli.
Occorre che i Sindacati tornino a fare politica sindacale, i sindacati possono e devono contare su tre diverse grandi funzioni strategiche
• la rappresentanza politica a tutela degli interessi degli Agenti lavoratori;
• l’erogazione di servizi e assistenza agli agenti;
• la terza, quella più critica, rivolta alla promozione di politiche economiche, della crescita numerica della categoria, individuando ed inglobando le grandi sacche di procacciatori e di consulenti addetti alle vendite, riportandoli nell’alveo dell’agenzia.
Mentre la prima è pressoché raggiunta, per la seconda occorre migliorare la gamma dei servizi offerti e adeguarla alle nuove esigenze, è necessario rendere valutabile l’effettiva utilità del contributo associativo versato da ciascuno attraverso l’analisi del valore dei servizi erogati, occorre potenziare le comunicazioni inter associative con l’utilizzo dei più avanzati strumenti telematici, incrementare gli investimenti in formazione e aggiornamento delle risorse umane, cercare di evitare frammentazioni e duplicazioni nel sistema associativo.
Il terzo punto appare più complesso, occorre favorire una politica che persegua una funzione strategica delle organizzazioni sindacali, quella relativa alla promozione di politiche economiche per un maggiore sviluppo finanziario e della società, tanto più crescerà il reddito pro capite tanto più ne beneficeranno le nostre vendite.
Non è facile pensare ad un sindacato che si proponga come modello progettuale, ma è un passaggio obbligato per la crescita e sviluppo di tutta la nazione.
Gli Agenti di commercio sono figure baricentriche, incastonate tra chi produce e chi commercializza, di quel terziario che storicamente è sempre stato il motore della ripartenza economica italiana.
Un terziario che ha sempre trainato i consumi interni e che oggi, a causa di un tasso d’inflazione a due cifre, vedono ridursi il potere d’acquisto e della ricchezza delle famiglie e con esso la capacità di spesa.
E se ancora non si fosse capito, sono proprio i consumi il principale e prezioso carburante della nostra economia, che da troppo tempo non cresce e che rischia, a causa della riduzione dei risparmi e alla crescente incertezza, di contrarre la ripresa.
Tutto ciò richiederebbe un occhio di riguardo nei confronti del terziario e della nostra Categoria, e oggi se ne presenta l’occasione.
Tra il 2021 ed il 2027 l’Italia dovrà gestire ben 470 miliardi del PNRR e non possiamo correre il rischio di mancare investimenti e riforme.
Chiediamo delle politiche che siano a misura di professionisti, ed in particolare per quelle non ordinistiche come quella degli Agenti di commercio, capaci di incentivare i giovani ad intraprendere questa attività ed in grado di dare tutele ed incentivi.
Siamo in una stagione di grandi sfide, sfide che per essere superate hanno bisogno di una saggia politica energetica che rafforzi l’efficienza ed il risparmio.
Non è giusto, cari amici, che tutto ciò ricada sulle spalle del nostro lavoro e delle nostre famiglie.
Servono dunque strumenti e soluzioni che vanno ricercate nel confronto con le rappresentanze di categoria ed il Governo, insieme, affinché le risorse del PNRR siano una leva per tutti e per una ripartenza di tutti.
Questo discorso lo concluderò dando un titolo ai lavori che svolgeremo in questi giorni, un titolo che vada oltre ai tanti servizi che sappiamo dare ai nostri associati, un titolo che sia un po’ il riassunto di tutto ciò che siamo e che vogliamo essere anche domani:
questo titolo è: “riportiamo il nostro cuore a battere nel sindacato”
credo che sia importante farlo!
Le donne e gli uomini che oggi sono qui come delegati sono la nostra Usarci, noi ci saremo anche in futuro, sempre vicino agli Agenti di Commercio e non solo a loro, vicino alle aziende che rappresentiamo, vicino ai nostri clienti vicini al nostro Paese che portiamo nella nostra mente e nel nostro cuore.
Viva L’usarci
Grazie
Giovanni Di Pietro