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Il contratto collettivo mostra l'usura del tempo

Il contratto collettivo mostra l'usura del tempo

Il mondo del lavoro cambia a velocità difficilmente conciliabile con i tempi delle trattative sindacali. Così il contratto collettivo degli agenti (gli AA.EE.CC. Accordi Economici Collettivi) mostra ormai il logorio del tempo.

Il mercato – spiega Giovanni Di Pietro, vicepresidente nazionale vicario dell’Usarci – è in continua evoluzione, ed a ritmi frenetici, e risulta assolutamente non facile riuscire a colmare queste variazioni con le rettifiche ai contratti collettivi a tutela degli agenti commerciali”.

Qual è la prima criticità?

L’AEC più datato è rappresentato da quello del settore Commercio, sottoscritto ormai nel lontano 2009 e che nonostante ben tre interventi, 2010, 2014, e 2017 per aggiornarlo alle nuove esigenze, ha bisogno comunque di un grosso restyling per renderlo in linea con le mutate condizioni di mercato.

Da tempo sono iniziati gli incontri intersindacali per discutere delle varie problematiche e giungere così ad una proposta rivendicativa da presentare alle controparti, Confcommercio, Confesercenti, Confcooperative.

Voi, come Usarci, come vi siete mossi?

L’USARCI, l’unico sindacato che si occupa esclusivamente degli agenti commerciali e che non aderisce a controparti, ha approntato una serie di richieste, indispensabili per la tutela della categoria con il fine di limitare il contenzioso con le ditte mandanti.

Quali i punti su cui intervenire prioritariamente?

I punti sui quali intervenire drasticamente sono molti, tra questi riteniamo indispensabile intervenire a partire dalle Variazioni di zona, prodotto e provvigione. Il rapporto di agenzia è regolato da un contratto sottoscritto dalle parti, mandante ed agente.

Oggi l’AEC prevede che insindacabilmente la mandante abbia la possibilità di variare il contratto nell’entità della provvigione, o della zona, o dei clienti: ciò rappresenta senza ombra di dubbio un abuso di posizione dominante; non ci risulta che vi siano altri contratti dove solo una parte, la più forte in questo caso, può modificare il contratto a proprio vantaggio.

Occorre eliminare totalmente questa possibilità o, in caso di accettazione dell’agente, prevedere la corresponsione di una indennità equa ed equiparata al danno.

Un altro tema urgente?

Le Vendite sull’E-Commerce, ovvero le vendite in internet oppure on line, poiché le vendite on line rappresentano ormai una realtà, in alcuni settori hanno raggiunto quote che superano il 30%. Ciò, quasi sempre, non costituisce un problema per la mandante in quanto la vendita o la fa direttamente tramite i normali passaggi commerciali, oppure on line, quindi non perde quote di mercato, mentre per l’agente costituisce un danno notevole in quanto su dette vendite non gli viene riconosciuta alcuna provvigione nonostante abbia promosso la vendita.

Accade infatti che il privato si rechi dal negoziante al quale l’agente ha effettuato la vendita, acquisisca tutte le nozioni che gli interessano, o addirittura provi l’articolo, poi, torna a casa ed effettua l’acquisto in internet.

Occorrono modifiche anche sull’indennità meritocratica?

Certo, perché l’indennità Meritoratica, istituita nel 2002 per soddisfare i requisiti della direttiva europea, in realtà ne ha distorto i presupposti. Infatti l’indennità meritocratica non premia l’agente per l’apporto della nuova clientela, requisito principale della direttiva, ma mette a confronto un periodo iniziale del rapporto con uno finale finendo, paragonando quindi il lavoro dello stesso agente e con il penalizzare proprio quello che da subito ha dato incremento alle vendite.

Chiederete modifiche sostanziali anche sul patto di non concorrenza?

Il patto di non concorrenza post contrattuale rappresenta una vera e propria calamità; l’agente si vede costretto, anche per un tempo considerevole di due anni dalla cessazione del rapporto, a non poter svolgere la propria attività e senza percepire alcun compenso a causa degli innumerevoli cavilli che le mandanti ed i loro legali mettono in atto pur di condizionare l’autonomia lavorativa dell’agente. Occorrerebbe anche l’intervento del legislatore teso a porre dei limiti ben precisi all’utilizzo di questo strumento.

Una vostra recente indagine tra gli agenti di commercio ha evidenziato diverse sensibilità sul mono mandato. Come agirete?

Puntando su abolizione o modifica del mono mandato; ormai l’utilizzo da parte delle mandanti del mono mandato è fuori controllo, l’uso di questa forma contrattuale era utilizzata in passato solo da alcune aziende che trattavano una vastità di prodotti considerevole e necessitavano di un venditore che promuovesse solo i loro articoli ma, nel contempo, offrivano la possibilità di raggiungere un guadagno provvigionale più che decoroso.

Oggi assistiamo invece a contratti da monomandatario dove le massime aspettative non superano i 30 mila euro lordi di provvigioni annue e, con la difficoltà di ricerca di lavoro esistente, devono sottostare a simili imposizioni tipiche del viaggiatore piazzista. Occorre anche qui intervenire per limitarne l’utilizzo.

E sulle situazioni di particolare emergenza degli agenti?

Pensiamo ad un intervento per il FIS Fondo Indennitario Straordinario. Riteniamo sia giunto il momento di inserire nei prossimi AEC la costituzione presso l’Enasarco di un apposito fondo a tutela e sostegno del reddito degli agenti commerciali che, per svariati motivi, dovessero trovarsi senza mandati o gli stessi fossero sospesi per grave malattia. Il fondo dovrebbe essere sovvenzionato dal fondo assistenza gestito dall’Enasarco ed eventualmente implementato da contributi degli stessi agenti.

Fonte ElecToMag - autore Augusto Grandi