Enasarco: voto contro ma non ditelo a nessuno
Trasparenza va cercando, ch’è sì cara.. No, nell’Italia attuale non è per nulla cara né la trasparenza né la verità cantata da Dante. E quando il neo presidente dell’Enasarco – evidentemente di buone letture – prova a seguire la via della trasparenza, viene sommerso da minacce di denunce per i reati più vari.
Quale la gravissima colpa di Antonello Marzolla? Aver scritto a tutti gli agenti di commercio l’esito di una votazione del cda di Enasarco a proposito della concessione dell’anticipo del Firr (in pratica il Tfr delle altre categorie) per affrontare la fase di crisi. Otto voti a favore e 7 contrari. E il presidente ha osato informare gli agenti di commercio. Che, come appare piuttosto logico, si sono indignati contro coloro che non vogliono concedere gli anticipi.
I 7 contrari, d’altronde, sono liberissimi di votare come pare a loro. Enasarco non è mica Facebook o Twitter che censura chi non si allinea. Le ragioni del dissenso possono essere le più varie, da una valutazione di merito ad una strategia politica: tutte legittime. Come è legittimo che gli iscritti all’ente di previdenza della categoria conoscano le posizioni di ciascun eletto.
A meno che i 7 si vergognino del proprio voto. E in tal caso sarebbe interessante capire il perché. Ma se non è così non si comprende perché non debbano assumersi le responsabilità delle proprie decisioni. Forse, però, è la conseguenza del momento di grande confusione. Quella confusione che contente alla minoranza di continuare a sostenere di essere stata scippata dalla vittoria benché, in realtà, la minoranza è tale per aver preso 3mila voti in meno della maggioranza.
Però è più facile seminare discordia ignorando i risultati. E pure cercare di nascondere il proprio voto sui temi più delicati per gli agenti di commercio.