Cambiano i consumi ed i nuovi balzelli penalizzano gli agenti
CAMBIANO I CONSUMI ED I NUOVI BALZELLI PENALIZZANO GLI AGENTI DI COMMERCIO
Cambiano le scelte dei consumatori? Si è raggiunto un livello di saturazione di fronte alle proposte standardizzate, alle pubblicità stupide, alle scelte imposte dal politicamente corretto che risponde a precise volontà delle multinazionali?
Probabilmente no, ma qualche piccolo segnale in controtendenza si comincia a registrare.“Ed è importante – spiega Antonello Marzolla, segretario generale dell’Usarci – che gli agenti di commercio comprendano i nuovi scenari, anticipino i cambiamenti, siano pronti a confrontarsi con le novità, con le tendenze emergenti. Senza dimenticare, ovviamente, la realtà attuale poiché rappresenta comunque la base dell’attività”.
Così diventa utile accorgersi che si cercano prodotti alimentari che riprendano la tradizione, anche se il politicamente corretto cerca di imporre vermi, alghe e cavallette. Perché il consumatore se ne frega e cerca il pane ottenuto da farine più artigianali e meno industriali. Ma vale per ogni settore.
E l’apertura, nel centro di Torino, di un nuovo negozio che punta sulla sartoria e non sui soliti grandi marchi può forse voler dire che esistono alternative alle grandi catene monomarca con negozi identici in ogni parte del mondo.
“Però – rileva Marzolla – bisogna anche fare molta attenzione alla capacità di spesa del consumatore. Quello medio, in particolare. Perché la fascia altissima se ne frega degli aumenti di prezzi e tariffe mentre la fascia al di sotto o intorno al livello di povertà si occupa solo della propria difficile sopravvivenza. La fascia media, invece, è quella che sostiene i consumi ma che deve affrontare sempre nuovi balzelli: che si tratti dell’aumento del biglietto del tram o dei costi per curarsi, della mensa scolastica dei figli o della tassa per la raccolta dei rifiuti.
Sono tutti soldi sottratti ai consumi, senza dimenticare che le commissioni bancarie sul pagamento con le carte, le tasse sugli imballaggi o sulle bevande si ripercuotono sempre sul consumatore finale, frenando gli acquisti. E penalizzando l’intera filiera a partire dagli agenti di commercio”.