Private equity, una “piramide democratica”piena di rischi e di costi
(Adnkronos) - Milano, 4 novembre 2022. Investire in fondi di private equity non è garanzia di rendimenti superiori (e nemmeno di rendimenti positivi) e questo tipo di fondi possono rappresentare un pericolo per la stabilità del sistema finanziario.oltre che rivelarsi un fiasco per i sottoscrittori (un vero affare invece sempre per chi li colloca).
È questo in sintesi il grido d’allarme che da tempo si alza dai numerosi centri di analisi finanziaria avanzata, in cui si sottolinea come la diffusione dei fondi di private equity e il peso crescente che hanno acquisito negli anni avrebbero iniziato a distorcere i mercati.
Su questo tema l’ufficio studi di SoldiExpert SCF, società di consulenza finanziaria indipendente ha dedicato diversi focus sul proprio sito SoldiExpert.com e su LetteraSettimanale.it , la newsletter di finanza personale gratuita dedicata agli investitori accorti.
Dell’espressione private equity, il significato deve essere inteso come “investimento in capitale privato”. Ma un fondo di private equity cos’è e quanto può essere vantaggioso per gli investitori partecipare a simili attività?
Si tratta di fondi d’investimento chiusi, a cui cioè si può accedere a discrezione e alle condizioni stabilite dal fondo stesso, che investono in società non quotate. L’obiettivo di questi fondi è supportare una rapida crescita delle aziende partecipate ed eventualmente accompagnarle alla quotazione in Borsa, rivendendone il capitale detenuto con profitto.
In teoria i fondi di private equity dovrebbero investire in azioni e non in obbligazioni, per evitare di caricare di debito le partecipate. In realtà – come segnala tra gli altri il Financial Times in un recente articolo a firma Robin Wigglesworth – “acquistano le imprese con un misto di capitale proprio (equity) e debiti, che sono poi scaricati sull’impresa acquisita sfruttando la deducibilità fiscale degli interessi. Ciò accresce il ritorno sull’equity, ma anche i rischi finanziari”.
FONDI DEMOCRATICI MA COSTI ARISTOCRATICI
Trattandosi di fondi chiusi, gli investitori hanno vincoli sia all’entrata, sia all’uscita. Un tempo questo tipo di investimento ad alto rischio era accessibile soltanto con ingenti capitali di milioni o decine di milioni di euro.Più di recente, però, le società di gestione hanno iniziato a pubblicizzare una sorta di “democratizzazione” dei private equity funds, proponendoli anche a chi ha patrimoni molto più ridotti. Lo scopo? Ampliare la platea degli investitori per raccogliere un volume sempre più ampio di capitali.
Ne è un esempio il fondo di Azimut denominato Demos (che in greco significa appunto “popolo”, radice di democrazia), lanciato un paio di anni fa e accessibile anche solo con 5.000 euro. Ma di fondi con caratteristiche analoghe ha documentato l’Ufficio Studi di SoldiExpert SCF, società di consulenza finanziaria indipendente, ne sono spuntati tanti nel passato, come per esempio Arca Impresa, Ducato Venture, Obiettivo Impresa, Opportunità Italia, Securfondo, Sella Banking Investment, Sofipa Equity Fund, ma anche Interbanca Investimenti e Fidia Prudentia. Fonti, per lo più, di grandi delusioni, come si può leggere nell’analisi di SoldiExpert SCF proprio dedicata all’investimento in private equity “popolari” italiani.
Si tratta di investimenti ad alto rischio e a lungo termine,in società non quotate caratterizzate da ipotetiche “grandi potenzialità”che sono in grado di dispiegarsi però solo nell’arco di molti anni, da cinque a dieci. Con l’unica certezza dei costi di gestione che il fondo incamera degli investitori: costi ingresso (1-2%), costi ricorrenti (2-4%), commissioni di overperformance (fino al 20%), e così via.
IL GRIDO D’ALLARME DI ANALISTI ED ECONOMISTI
Investire nei fondi di private equity può convenire, all’apparenza, perché – secondo una ricerca realizzata dai professori dell'Università della Florida Blake Jackson, David Ling e Andy Naranjo sulla base di quasi due decenni di dati sui fondi immobiliari di private equity – “i gestori di fondi di private equity possono anche manipolare i rendimenti per soddisfare i loro investitori”.Mikkel Svenstrup, chief investment officer di ATP (che investe circa 150 miliardi di dollari in fondi di private equity) ha dichiarato al Financial Times che questi grandi veicoli finanziari rischiano di trasformarsi in “uno schema piramidale”, visto che investono tra loro e si scambiano investimenti per “mimetizzare” i rischi. Anche“utilizzando finanziamenti ponte, fondi a leva e tutti quei trucchi che vengono usati per manipolare l'IRR", il tasso di rendimento interno comunicato agli investitori.
E su questa strada prosegue l’allarme del gestore Maurizio Novelli di Lemanik riportato dalle colonne di Milano Finanza, ma soprattutto la dichiarazione Vincent Mortier, Chief Investment Officer di Amundi AM, secondo cui “alcune parti del private equity sembrano in un certo senso uno schema piramidale”.Per chiudere con il recentissimo intervento dell’economista Sergio Bragantini su Il Domani dal titolo esplicativo: “La prossima crisi finanziaria partirà dai fondi di private equity”.
CONVENGONO O NON CONVENGONO ?
In tutto questo emerge chiara la necessità di non intraprendere investimenti ad alto rischio nel private equity (spesso presentati come esclusivi e dai rendimenti mirabolanti), valutando bene l’offerta, i costi collegati, il team di selezione e il track record reale e non affidandosi a consulenti finanziari in evidente conflitto d’interesse che ricavano comunque un guadagno (e non da poco) sul collocamento. Un buon consulente finanziario indipendente può fare invece davvero la differenza e analizzare nel dettaglio un portafoglio, compresi i cosiddetti investimenti alternativi, evidenziando pro e contro nei differenti scenari.
Informazioni su SoldiExpert SCF
Questo contributo è stato realizzato da SoldiExpert SCF una delle principali società di consulenza finanziaria (SCF) indipendenti a livello nazionale. Vanta clienti di ogni tipo e portafoglio (soprattutto privati) in tutta Italia grazie anche a un modello unico basato sulla Rete e sulla tecnologia come la possibilità di collegarsi in video-conferenza con i propri esperti che operano in più parti d’Italia.
La consulenza fornita può riguardare tutto il patrimonio o sola la parte legata agli investimenti finanziari (azioni, obbligazioni, ETF, fondi) o assicurativi (spesso unit linked che di fatto sono investimenti finanziari spesso “travestiti”) e si basa su un’attenta analisi preventiva (tipicamente i risparmiatori che si rivolgono a SoldiExpert SCF partono con un check up ed è possibile richiedere gratuitamente una prima consulenza di 30 minuti) di efficienza del portafoglio detenuto dal cliente in termini di costi e rischi. E il fatto di essere una società che fornisce esclusivamente consulenza su base indipendente è un punto molto importante per gli investitori poiché SoldiExpert SCF viene remunerata direttamente in modo trasparente dai clienti senza quindi ottenere provvigioni o commissioni sui prodotti consigliati come è tipico dell’industria del risparmio gestito in Italia.
Si ricorda anche ai fini dello studio proposto che le performance passate nei mercati finanziari non costituiscono necessariamente garanzia, nè indicazione di performance future e non dovranno essere perciò utilizzate come unico criterio di valutazione per la scelta degli investimenti. Per maggiori informazioni si invita a visitare il sito soldiexpert.com
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