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Fondirigenti, per ripartenza serve formazione manageriale open, green e smart

02/12/2021

Fondirigenti, per ripartenza serve formazione manageriale open, green e smart

"L’indagine sulla formazione manageriale che abbiamo presentato oggi a Connext ci mostra che la ripartenza è già avviata e che per consolidarsi ha bisogno di manager capaci di affrontare le sfide delle grandi trasformazioni in atto”. Così Carlo Poledrini, presidente di Fondirigenti commenta i principali risultati dell’avviso 1/2021, pubblicato da Fondirigenti, il più grande fondo interprofessionale per la formazione dei manager, promosso da Confindustria e Federmanager, con 14 mila imprese aderenti e 80 mila dirigenti.  

“I piani mettono nero su bianco la strada intrapresa dalle imprese e le competenze che i dirigenti devono possedere -continua Poledrini- competenze “soft” da un lato, e tecniche dall’altro, in grado di presidiare diversi ambiti d’innovazione, dal digitale alla sostenibilità fino ad una gestione efficace ed innovativa del lavoro agile”.  

Con l’avviso 1 sono stati stanziati ben 6,9 milioni di euro, con 581 piani formativi approvati presentati dalle aziende aderenti, che formeranno oltre 1.200 dirigenti per un totale di oltre 70 mila ore di formazione. “In questa delicata fase di ripresa post pandemica, la risposta delle imprese è stata più che soddisfacente -rileva il direttore generale di Fondirigenti, Massimo Sabatini- sia in termini quantitativi che qualitativi, anche se non omogenea sul piano territoriale: bene nel Centro-Nord, ma ancora limitata nel Mezzogiorno, dove il tessuto produttivo è meno managerializzato ed è più debole la struttura del sistema formativo”.  

Quanto alla dimensione aziendale, sono state le grandi imprese a confermarsi in testa per richieste di finanziamento, ma di rilievo è risultata anche la performance delle medie imprese: ancora ridotta, invece la partecipazione delle piccole imprese, che si confermano l’anello debole dal punto di vista manageriale. La maggioranza dei piani si concentra sulla sfida della digitalizzazione e su quella del lavoro agile, ma è significativa la quota di investimenti formativi anche sulla sostenibilità, soprattutto nelle grandi imprese.  

Il ritardo sulla digitalizzazione è confermato anche dalle modalità prescelte per l’acquisizione delle competenze: la formazione a distanza (Fad) continua ad essere una opzione residuale, nonostante le vicissitudini e le lezioni apprese durante la fase pandemica. La Fad riscuote tuttavia maggiore successo fra le piccole aziende, ai cui dirigenti è richiesto di possedere caratteristiche di maggiore flessibilità.  

“In conclusione, con questo studio -osserva Poledrini- abbiamo non solo voluto mostrare che l’alta formazione di manager competenti e preparati conviene alle imprese, e che queste lo hanno ben compreso, ma anche che la formazione è la vera via alta per vincere le sfide delle grandi transizioni in corso: saper leggere i dati “reali” dei piani di formazione che le imprese stanno realizzando, e anche di ciò che ancora manca per un pieno sfruttamento di tale opportunità, costituisce un vero programma di lavoro per chi vuole puntare sulla formazione come vero fattore abilitante della modernizzazione del Paese”.