Ddl Zan, scontro al tavolo in Senato: nessuna intesa
Ddl Zan, alla fine di una lunga giornata di riunioni, tra tavolo maggioranza in Commissione Giustizia del Senato e capigruppo, le forze politiche non hanno trovato alcuna intesa sul ddl contro l'omotransfobia. Il testo, come previsto, sbarca domani in Aula, alle 9.30, dove ad attenderlo restano le richieste di sospensiva di discussione degli emendamenti al testo di Lega e Fdi. Il voto, con ogni probabilità, sarà segreto e potrebbe portare all'affossamento definitivo. All'uscita dalla capigruppo la presidente dei senatori del Pd, Simona Malpezzi ha accusato la Lega di non aver voluto trovare una mediazione, ritirando la 'tagliola' in cambio di uno slittamento del voto in Aula, chiesto dalla Lega e da Italia Viva. A sua volta, Massimiliano Romeo, presidente dei senatori della Lega, ha ribattuto ai dem di aver già forzato la mano "avendo portato il testo in Aula". Scontro anche sul ricorso al voto segreto, che il leghista ha detto di voler chiedere domani, su cui il Pd ha detto che darà battaglia.
La riunione convocata in Senato dal presidente della commissione Giustizia Andrea Ostellari in vista della ripresa del confronto domani in aula è stata sospesa nel tardo pomeriggio. Alla riunione non hanno partecipato i rappresentanti del M5s e Leu, presenti invece Pd, Iv, Lega, Fi, Fdi, il gruppo misto con Julia Unterberger. Dopo quasi due ore di discussione, con toni anche accesi, l'incontro si è quindi fermato con un nulla di fatto.
A spiegare la situazione, che restava interlocutoria, è stato il capogruppo di Italia Viva in Senato, Davide Faraone, che ha detto: "Il Pd vuole parlare con M5S e Leu". "Sospesa la capigruppo in Senato a causa delle scintille sull’iter del ddl Zan. Italia Viva ha chiesto il rinvio di una settimana per arrivare in aula con un’intesa, al momento Pd, M5s e Leu sono in riunione per valutare la richiesta", rendevano noto fonti parlamentari di maggioranza. Analoga richiesta era stata avanzata dalla Lega, nel corso del tavolo di maggioranza, in Commissione Giustizia del Senato.
"In questa settimana siamo impegnati anche sul fronte del ddl Zan e lo facciamo con determinazione. L'impegno che si siamo presi con la società italiana, lo vogliamo riaffermare, ha detto il segretario del Pd Enrico Letta, sottolineando: "Domani il voto sulla 'tagliola' chiesto da Fdi e Lega al Senato" se passasse vorrebbe dire il rinvio in commissione del ddl Zan e quindi "vorrebbe dire affossare il provvedimento, sarebbe una pietra tombale. Io faccio un appello a tutte le forze politiche per evitare questo. Sarebbe uno schiaffo alla maggioranza della società italiana che vuole una risposta sui temi del ddl Zan. Questa risposta la vuole una maggioranza larga degli italiani e soprattutto i giovani".
"Adesso è fondamentale, e noi siamo disponibili, capire se ci sono possibilità d'intesa su alcune parti del provvedimento che ci possano portare a superare lo scoglio di domani. Per noi questo passaggio è fondamentale e lo abbiamo gestito con un atteggiamento di grande responsabilità' per riuscire ad arrivare al risultato", ha detto ancora Letta. "Il Pd rappresenta il 12% del Parlamento" e quindi occorre lavorare per trovare una maggioranza che approvi lo Zan. "Potremmo anche prendere la nostra bandiera, fare un lavoro di testimonianza, ma non sarebbero contenti quei ragazzi e quelle ragazze che oggi subiscono angherie. Ecco perché dobbiamo prenderci le nostre responsabilità per arrivare al risultato finale: non una battaglia di testimonianza ma un impegno politico di concretezza per mettere in campo risultati", ha concluso.
"Il testo Scalfarotto per noi sarebbe un'ottima mediazione, per noi andrebbe bene". Lo ha affermato il presidente dei senatori Iv, Davide Faraone che, insieme alla presidente dei deputati Maria Elena Boschi, ha partecipato a un incontro a palazzo Madama con la capogruppo Pd Simona Malpezzi e al relatore del ddl alla Camera, Alessandro Zan. Il confronto a 4 è servito a fare il punto in vista del tavolo.
Faraone e Boschi escludono che, affidandosi al testo Scalfarotto (approvato in prima lettura alla Camera nel settembre del 2013, ma poi rimasto su un binario), la legge debba ripartire da zero. "L'intesa possibile - ha piegato Faraone - si fa tra le forze politiche e i gruppi parlamentari di Camera e Senato, in modo che il testo che esce fuori da Senato è identico a quello che si voterà alla Camera, senza perdere un minuto, nel dover ricominciare la discussione da capo".
"Verificheremo se questa volontà anche da parte del Pd di trovare una soluzione avrà affetti concreti e positivi nella riunione che faremo con il presidente della commissione Giustizia Ostellari e con il centrodestra. Apprezziamo la posizione del Pd che si è distinto dal M5s che ha deciso invece di non partecipare. In quella sede potremo cominciare a entrare nel merito anziché discutere sulla tagliola, solo in questo modo potremo trovare una soluzione, senza impantanarci in una soluzione metodologica", ha continuato Faraone.
Sugli articoli 1, 4 e 7 - gli ostacoli che finora hanno impedito alla legge di andare avanti al Senato - Faraone ha ricordato che "abbiamo presentato i nostri emendamenti. Ricordo che c'è un ddl Scalfarotto, firmato anche da Zan, e noi ci siamo ispirati a quel testo per elaborare i nostri emendamenti. Noi di Iv non abbiamo mai posto una pregiudiziale ideologica al testo Zan, abbiamo i nostri convincimenti, abbiamo detto e ridetto che la legge ci vuole abbiamo agito per non creare contrapposizioni".
Sul ddl Zan, "il Movimento 5 Stelle e il Gruppo Misto/Leu non parteciperanno al tavolo indetto per le ore 17 dal presidente Andrea Ostellari. Siamo assolutamente favorevoli e disponibili al confronto, ma il presupposto indispensabile per un serio dialogo è quello di ritirare la cosiddetta tagliola della richiesta del non passaggio agli articoli, dal momento che determinerebbe l'affossamento del provvedimento stesso". Lo affermano in una nota il presidente del Gruppo M5S Ettore Licheri e Loredana De Petris, presidente del gruppo Misto, al termine del proficuo incontro con il deputato Alessandro Zan e la capogruppo del Pd a Palazzo Madama Simona Malpezzi.