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Conte: "Con Pd ancora dissonanze, alleanza fuori luogo ma spero in dialogo"

Conte: "Con Pd ancora dissonanze, alleanza fuori luogo ma spero in dialogo"

(Adnkronos) - "Siamo rimasti rivoluzionari se no non sarei stato cacciato da Palazzo Chigi". Così il leader M5S Giuseppe Conte al Forum in Masseria, intervistato da Bruno Vespa. Aprendo il colloquio il presidente pentastellato aveva esordito: "Ho accettato di venire qui da lei perché non potevo permettere fosse consegnata ai posteri una visione edulcorata del Paese". "Per il modo di fare politica dei 5 Stelle, il tema non è trovare compromessi in un incontro di vertice. A noi interessando i progetti e la direzione di marcia", ha poi aggiunto, rispondendo a una domanda su una possibile alleanza con i dem : "Con Schlein vedo maggiore determinazione nel Pd verso il salario minimo legale dove noi siamo attestando da tempo. Vedo che si sta smarcando dal Pd renziano del Jobs Act. Io sono ben contento se c'è un percorso per un obiettivo condiviso. Ma va preso anche atto che sulla guerra non vedo svolte. Ci sono ancora dissonanze". "Io - spiega ancora - sono contrario alle alleanze organiche. Che vuol dire? Che siamo un unico gruppo indistinto? No. Io posso condividere con il Pd degli obiettivi e battaglie. E spero che il dialogo cresca e si rafforzi sempre più, che aumentino i terreni comuni" di azione ma "parlare di allaenza strutturale, organica oggi è fuori luogo".  

"Confido che ci possa essere una svolta, perché fino adesso il Pd continua su una linea bellicista, ovviamente quando si tratta di votare concretamente i vari provvedimenti", ha poi aggiunto rispondendo a una domanda sulla guerra in Ucraina e sulla possibilità che il Pd possa seguire la linea del Movimento. 

"Il campo 'largo' è una formula che non esiste", aggiunge. "Qui - sottolinea l'ex premier - si tratta di fare opposizione intransigente in modo serio piuttosto che votare, come fanno alcune forze che dicono di essere opposizione, con il governo, e quindi da questo punto di vista a noi interessa offrire una visione diversa di Paese".  

"Qualche volta anche in modo costruttivo possiamo dare una mano, abbiamo detto ad esempio sul Pnrr però su tanti altri aspetti e questioni il governo non vede la realtà economica e sociale del Paese: caro mutui, caro affitti, caro bollette, carovita. Su questo - osserva - non c’è nessuna proposta e soluzione". 

"Il sistema industriale - ha rilevato Conte - rischia di andare in difficoltà già dalla legge di bilancio dove non sono stati appostati investimenti di sorta. Lo abbiamo detto che quella di legge di bilancio, e dovevamo tutti alzare la soglia di attenzione quando è stata approvata dai falchi dell’austerità di Bruxelles, non ha nulla per le prospettive di rilancio del Paese. Coniugato questo ai ritardi del Pnrr il governo rischia veramente di fare un disastro".  

E per quanto riguarda "i ritardi sul Pnrr, sono oggettivi. Il controllo della Corte dei conti non ritardava era solo un ausilio, io da premier sarei stato ben felice di averlo. La terza rata non è ancora arrivata", ha detto ancora il pentastellato. 

"Io ho lanciato un appello: sediamoci attorno a un tavolo. Questo non è il piano di Conte né il piano di Meloni ma il piano di rilancio di questo Paese" e invece ci stiamo lanciando "verso una prospettiva disastrosa". I "ritardi sono oggettivi e non si comprende l'arroganza del governo che non vuole neppure accettare un confronto e neanche si è degnato di darci una risposta", accusa. 

Sul fronte migranti, spiega Conte, "il problema della Tunisia è serio e non è qualche visita della Meloni che potrà risolverlo. La Meloni deve comprendere, lo dico con rispetto, che un premier non è più all'opposizione dove si lanciano slogan indimostrati, tanto è vero che le giravolte sono già tantissime".  

"L'accordo" siglato in Ue sui migranti "viene incontro alle istanze di paesi come la Germania, l'Olanda, la Svezia che temono i movimenti secondari. I migranti che vengono da noi, vanno per la stragrande maggioranza in altri Paesi". E poi, i "paesi terzi. Non si scherza con i trattati internazionali. Si possono portare persone in un paese solo se c'è una connessione oggettive e solo se sono disponibili. Quindi chiedo: dove sono i passi avanti? Il governo stia attento a non descrivere una realtà troppo edulcorata...". Per Conte "la verità è che il blocco navale non si può fare ma Meloni è stata votata per quello e invece abbiamo quattro volte i migranti dello scorso anno". 

Per quanto riguarda la guerra tra Ucraina e Russia, "non lascerei a Zelensky il compito di decidere come e quando sedersi al tavolo e a quali condizioni", sottolinea quindi il leader M5S. "Zelensky è in guerra ed è diventato giustamente un eroe anche grazie ai nostri aiuti. Fermo restando che tutti noi lavoriamo per difendere la sua sovranità territoriale, siamo anche noi indirettamente coinvolti nel conflitto e abbiamo pieno titolo per sederci a un tavolo: non possiamo a offrire a Zelensky una cambiale in bianco perché dica come e quando fare la pace, se deve vincere o se deve arrivare a Mosca", spiega, aggiungendo: "Il rischio è di un conflitto nucleare. Il tema è questo da porre al tavolo dei nostri alleati. Questa strategia dove ci sta portando? Ci potete garantire che non avremo un escalation dopo tutte queste forniture di armi? Ci garantite un ombrello antiatomico di copertura?".  

"Sarebbe stato più saggio sedersi a un tavolo di negoziato, che non significa arrendersi, coinvolgendo la Cina e la Santa Sede. Io ho sentito dire che il Papa deve stare a casa sua. Lei ha sentito che Putin non vuole mediare?", dice rivolgendosi a Vespa. 

"Il 17 giugno parleremo anche" del no alla guerra in Ucraina, aggiunge quindi l'ex premier sulla manifestazione M5S di sabato prossimo. "Dovete venire a dire al governo che non siete d'accordo. Giro nel Paese e mi dite che non siete d'accordo con il governo, ma poi dovete venire in piazza anche per dire che questa strategia militare non sta funzionando". 

"La situazione è molto chiara: noi stiamo abbracciando una strategia militare definita da Washington. Sono nostri alleati ma con gli alleati si parla. Perché altrimenti, se invece facciamo gli 'scendiletto', non sono alleati ma sono il nostro riferimento padronale. E allora agli alleati si spiega che per noi questa strategia e questa escalation militari ci portano soltanto a sempre più enormi rischi, compresa anche la deflagrazione nucleare", ha poi detto a margine dell'intervista. 

"Siamo per una svolta negoziale che va perseguita con forza - ha aggiunto - tutelando gli interessi vitali dell'Ucraina ma sicuramente coinvolgendo la Santa Sede e tutti gli altri esponenti e 'player' della comunità internazionale. Altrimenti qui non c'è via d'uscita se non distruzione con perdita di centinaia di migliaia di famiglie, di intere città e rischi connessi". 

Con il fondatore del M5S Beppe Grillo "ci sentiamo spesso, è un grandissimo visionario, legge tanto, mi fa tantissimo piacere confrontarmi con lui. È una grande personalità all'interno del Movimento", dice.