Come e dove investire ora nei Paesi Emergenti?
(Adnkronos) - Milano, 5 aprile 2022 - Dal 24 febbraio 2022 il mondo con l’invasione della Russia in Ucraina è cambiato e investire nei Paesi emergenti ha dimostrato come all’interno di questo segmento le situazioni possono essere molto differenti dal punto di vista politico, economico e di tutela. Il Brasile nel primo trimestre 2022 è addirittura salito del +40% mentre il listino azionario russo è crollato del 80% con molti fondi ed ETF sospesi come effetto delle conseguenze delle sanzioni.
Quali sono i paesi emergenti e a cosa occorre guardare quando si investe è oggetto di un focus di SoldiExpert SCF, società di consulenza finanziaria indipendente, nel proprio blog MoneyReport.it
Dopo essere stati per decenni una delle aree di crescita e d’investimento maggiormente promettenti, adesso il tema centrale vede i Paesi emergenti alla sfida della guerra Russia-Ucraina. Il conflitto li affosserà o riusciranno a proseguire nella loro corsa alla modernizzazione? E in futuro dovranno essere analizzati sempre più singolo Paese per avere previsioni più precise?
L’intervento di Mosca in Ucraina e le successive sanzioni occidentali hanno sconvolto gli equilibri politici ed economici del globo, rimettendo in discussione i parametri di valutazione utilizzati finora. Basti pensare a fondi Paesi emergenti ed ETF Paesi emergenti, che hanno ridotto drasticamente, se non cancellato del tutto, l’esposizione su Mosca, o al fornitore di indici MSCI che dal 9 marzo 2022 ha tolto i titoli azionari russi dai suoi indici sui mercati emergenti.
I PAESI EMERGENTI SONO 25
Il termine Paesi emergenti definisce, per alcuni Stati, non solo la situazione economico-finanziaria ma anche di sviluppo sociale. La lista di riferimento delle economie emergenti è quella compilata dal Fondo Monetario Internazionale (FMI). Per i paesi emergenti la definizione si basa su tre criteri: reddito pro capite, diversificazione delle esportazioni e grado di integrazione nel sistema finanziario globale.
Così identificati dall’FMI, i Paesi emergenti sono 25: Cina, Arabia Saudita, Brasile, Cile, Colombia, Corea del Sud, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Filippine, Grecia, India, Indonesia, Kuwait, Malaysia, Messico, Perù, Polonia, Qatar, Rep. Ceca, Russia, Sud Africa, Taiwan, Thailandia, Turchia, Ungheria.
TITOLI E PAESI NELL’MSCI EMERGING MARKETS
Dal punto di vista degli investimenti e dei flussi finanziari, i riferimenti principali sono due indici borsistici internazionali, utilizzati come benchmark per ETF Paesi emergenti, fondi Paesi emergenti ed emerging markets bond (in particolare per emerging markets bond ETF), ma anche come sottostanti per diversi tipi di derivati. Si tratta dell’indice MSCI Emerging Markets e del FTSE Emerging Index. L’Msci Emerging Markets index è decisamente più diffuso e utilizzato quando si parla di investire nei Paesi Emergenti. Titoli e Paesi nell’MSCI Emerging Markets e nell’FTSE Emerging Index considerano azioni di Paesi emergenti che rappresentano circa l’85% della capitalizzazione totale del listino locale e per questo rispecchiano con buona efficacia la situazione reale delle economie emergenti.
PAESI EMERGENTI, ECONOMIA MONDIALE E CRESCITA
A questo punto vediamo l’andamento delle economie dei Paesi emergenti a livello mondiale. Fino a circa il 2010 queste nazioni hanno registrato una crescita lenta e costante, seguita da un rapido decollo continuato fino a oggi, con un’interruzione significativa solo nel periodo 2015-2016. Poi un nuovo un calo negli ultimi due anni, causate soprattutto dalle restrizioni Covid-19 e dal conseguente rallentamento delle esportazioni.
Le previsioni dell’FMI, tuttavia, sono molto positive per i prossimi anni. Al netto dei possibili effetti nefasti della guerra in Ucraina che hanno iniziato da poche settimane a penalizzare fortemente soprattutto la Russia. Paesi emergenti, economia mondiale e crescita sono strettamente correlati.
Sul futuro non è facile fare previsioni, ma in linea generale si può dire che investire nelle economie emergenti con una prospettiva di lungo periodo avrebbe premiato, ma solo in un’ottica di diversificazione e con un corretto profilo di rischio. Dal 1970 a fine 2021 il rendimento medio annuo delle azioni dei Paesi Emergenti (+8,8%) è stato di poco inferiore a quello Usa ma con una massima escursione negativa (drawdown) del -56%.
Per i Paesi emergenti, economia mondiale è stato in questi 50 anni sinonimo di integrazione, sviluppo e crescita.
PIL CINA, PIL USA E PIL RUSSIA: CHI PESA DI PIÙ?
A livello di PIL Paesi emergenti, il peso maggiore è senza dubbio rappresentato dal PIL Cina, pari a circa 13.500 dei circa 37.500 miliardi di dollari complessivi. Ma tra PIL Cina, PIL USA e PIL Russia: chi pesa di più? L’economia di Pechino è seguita a grande distanza da PIL India (2.300 miliardi), PIL Brasile (1.800 miliardi), PIL Corea del Sud (1.500 miliardi) e, in fondo, dal PIL Russia (1.280 miliardi).
Un’ulteriore conferma dell’interesse per le economie emergenti arriva dal confronto del PIL tra le grandi aree economiche mondiali. Il Paesi emergenti rappresentano nel loro insieme la prima economia del globo, con un PIL 2021 di 37.500 miliardi di dollari contro i 20.500 del PIL USA e i 18.500 dell’UE. Un peso che conservano anche scorporando il PIL della Cina.
Molto meno influente a livello mondiale è l’ormai traballante PIL della Russia, stabilito attorno a 1.900 miliardi (inferiore a quello dell’Italia).
In questo quadro, però, non va dimenticata la strutturale arretratezza sociale ed economica di molti emergenti e le profonde differenze che li segnano, elementi che invece sono molto meno evidenti negli altri tre “pesi massimi” citati (PIL USA, PIL UE e PIL Cina). In mezzo al guado, invece, il PIL Russia.
Anche l’andamento dei mercati azionari dei Paesi emergenti, monitorato dall’MSCI Emerging Markets Index, su un periodo di tempo di trent’anni conferma una crescita costante, pur con dinamiche diverse rispetto all’andamenti del PIL.
Quindi, conviene ancora investire in azioni dei Paesi emergenti analizza il report di SoldiExpert SCF? Sì ma senza posizionarsi in modo eccessivo una parte del patrimonio ha senso che vada in quest’area. Ma si tratta di un rischio/opportunità da calcolare bene, valutando area per area e Paese per Paese o strategia. È questo il motivo per cui è necessario avere un buon consulente finanziario indipendente in grado di affiancare le decisioni di investimento con un approccio oggettivo e basato sull’esperienza.
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Questo comunicato stampa è stato realizzato da SoldiExpert SCF una delle principali società di consulenza finanziaria (SCF) indipendenti a livello nazionale. Vanta clienti di ogni tipo e portafoglio (soprattutto privati) in tutta Italia grazie anche a un modello unico basato sulla Rete e sulla tecnologia come la possibilità di collegarsi in video-conferenza con i propri esperti che operano in più parti d’Italia.
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Si ricorda anche ai fini dello studio proposto che le performance passate nei mercati finanziari non costituiscono necessariamente garanzia, nè indicazione di performance future e non dovranno essere perciò utilizzate come unico criterio di valutazione per la scelta degli investimenti. Per maggiori informazioni si invita a visitare il sito soldiexpert.com
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