Brambilla: "Il 43% dei contribuenti paga il 91,46% di tutta l’Irpef"
I dati Irpef 2019 dimostrano che sono diminuiti i contribuenti, il reddito e il carico fiscale per gli scaglioni fino a 20.000 euro, mentre le classi di reddito intermedie fra 20.000 e 29.000 e fra 29.000 e 35.000 euro hanno registrato un discreto aumento dei contribuenti (+260mila) e, di riflesso, del reddito complessivo, pur rimanendo invariato il versamento medio sia per contribuente sia per cittadino. Per le ultime cinque classi di reddito, infine, il carico fiscale è rimasto in line con lo scorso anno. "Resta invece invariata, salvo piccoli scostamenti, la percentuale di contribuenti che sopportano quasi per intero il carico fiscale: il 43% circa paga il 91,46% di tutta l’Irpef; il restante 57% ne paga solo l’8,54%. È il dato cruciale su cui riflettere quando si discute di riforma fiscale", ha detto Alberto Brambilla presentando l’ultimo Osservatorio Itinerari Previdenziali dedicato alle entrate fiscali e al finanziamento del welfare, realizzato in collaborazione con Cida.
Brambilla, presidente del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, ha rilevato "una differenza tra le diversi classi troppo marcata e destinata ad acuirsi negli anni a venire per effetto dei recenti provvedimenti che aumentano importo e platea dei destinatari di bonus e altre agevolazioni a sostegno del reddito".
"Giusto aiutare chi ha bisogno ma i nostri decisori politici tendono a trascurare come queste percentuali dipendono in buona parte anche da economia sommersa ed evasione fiscale, per i quali primeggiamo in Europa -ha puntualizzato Brambilla-. Basterebbe guardare al solo rapporto dichiaranti/abitanti (pari a 1,44) per porsi qualche domanda: è davvero credibile che più del 50% degli italiani viva con meno di 10mila euro lordi l’anno? Questi numeri ci descrivono come il Paese povero che in verità non siamo: una fotografia non degna di uno Stato del G7 e facilmente smentita dai dati sui consumi o sul possesso di beni come smartphone o automobili", ha detto.
"Secondo i dati Irpef 2019, il 57% degli italiani, vale a dire circa 14.535.000 famiglie su un totale censito da Istat di 25,7 milioni, vive in media con meno di 10mila euro lordi l’anno. È un dato credibile? Difficile pensare che gli abitanti di un Paese del G7 possano vivere in queste condizioni".
Uno scetticismo giustificato da alcuni dati, aggiunge Brambilla: "In Italia ci sono 77,71 milioni di connessioni telefoniche (il 128% degli abitanti) -elenca Brambilla, il 97% degli italiani possiede almeno uno smartphone, molti più di uno. Poi nel 2019, secondo l’Agenzia dei Monopoli i nostri connazionali hanno investito 125 miliardi nel gioco, regolare o irregolare che sia. E ancora, secondo i dati Aci, il parco veicoli circolante in Italia al 2019 era di 52.401.299 unità, di cui 39.545.322 auto. Solo il Lussemburgo ne ha più del nostro Paese nell’Unione Europea. E infine -conclude Brambilla- l’Italia è tra i Paesi dell’Ue con i più alti livelli di evasione ed elusione fiscale".
"La “mitica” flat tax al 15% a chi serve? A pochissimi, cioè a poco meno dell'8,4% dei contribuenti". La flat tax, ha ribadito Brambilla, non serve "a nessuno fino ai 26.000 euro di reddito, cioè al 73,5% dei contribuenti" e serve "poco al restante 13,4% che, con qualche detrazione o deduzione, starebbe sotto il 15%".
"Forse conviene solo a poco meno dell’8,4%, e niente ai “ricchi” con redditi oltre i 55mila euro", ha concluso Brambilla.