La grande finanza poteva rinunciare senza combattere ai 7/8 miliardi di patrimonio Enasarco? Poteva rassegnarsi a non poter gestire i soldi degli agenti di commercio? Certo che no. Non sono bastate le inchieste giornalistiche sui comportamenti discutibili, sugli investimenti avventati, sulle iniziative che han coinvolto personaggi non proprio entusiasmanti. Con intrecci strani tra banche, società immobiliari, Vaticano.
Un mondo che non poteva e non voleva accettare il cambiamento. Non poteva accettare l’idea che Enasarco fosse degli agenti e per gli agenti. Così è partita l’offensiva per riportare tutto alla situazione precedente. Stessi nomi, stessi amici degli amici. Dunque occorre eliminare un presidente come Antonello Marzolla che, per la prima volta, rappresenta gli agenti e non i finanzieri.
Per ora non ci sono riusciti. Però hanno bloccato l’attività, hanno fermato il cambiamento. Uno stop provvisorio. Anche perché, con la spaventosa situazione debitoria dell’Italia e con investimenti colossali da far partire nei prossimi anni, il gruzzolo degli agenti di commercio farà gola anche al governo italiano, non solo ai cassieri del Vaticano.
Si prospetta una battaglia tra le due sponde del Tevere per riuscire ad ottenere, per via giudiziaria, ciò che non è stato possibile ottenere con il voto.
Il tutto, ovviamente, sotto traccia. Approfittando della mancanza di attenzione degli agenti di commercio che devono già affrontare crescenti difficoltà sul lavoro e non riescono a seguire gli agguati contro la categoria. Perché il futuro delle pensioni dipenderà dagli investimenti di Enasarco e comprare palazzi per il Vaticano potrebbe non garantire una redditività ideale.
Fonte Electomagazine - Enrico Toselli