Ogni tanto una città si vanta di rappresentare una sorta di laboratorio per l’intero Paese. Laboratorio delle alleanze politiche, della nuova economia, del cambiamento dei comportamenti giovanili, degli stili di vita. Ma il laboratorio per il futuro della politica italiana è rappresentato, senza alcun dubbio, dagli agenti di commercio.
Sempre pronti a protestare per qualsiasi decisione del governo di qualsiasi colore; sempre pronti a protestare per qualsiasi decisione o per gli abituali ritardi di Enasarco, il loro ente previdenziale. Lamentele e proteste legittime, sia chiaro. Poi, però, arriva il momento del voto per rivoluzionare i vertici di Enasarco, per cambiare radicalmente le strategie e cosa fanno gli agenti di commercio? Non votano.
Tutti i proclami a proposito di manifestazioni di piazza, di class action, di proteste clamorose si infrangono di fronte al gravoso impegno di accendere il computer e votare. Neppure la fatica di recarsi a un seggio, basta un click da casa o dall’ufficio. Macché.
Meglio aspettare la fine delle giornate di voto (tante, per cercare inutilmente di ampliare la possibilità del click nel momento più adatto) per poi ricominciare con le lamentele: “il voto è inutile”, “tanto sono tutti uguali”, “non cambia mai nulla”. Così si può tornare a sognare manifestazioni di piazza con le mascherine d’ordinanza, a proporre class action a patto di non doversi affaticare a cercare un avvocato.
E pazienza se, nel frattempo, il non voto avrà assegnato la vittoria a chi vuol scippare le pensioni degli agenti di commercio per aiutare Tridico e l’Inps o a chi vuole utilizzare gli 8 miliardi di Enasarco per fare speculazioni con Mincione ed il Vaticano. “Tanto non cambia mai nulla”. Ecco, quando i soldi di Enasarco saranno svaniti, gli agenti di commercio si accorgeranno che qualcosa è cambiato.
Fonte ElecTo Mag - Autore Enrico Toselli