(Adnkronos) - Cantine Riunite & Civ, Cantina Sociale di San Martino in Rio, Caviro, Terre Cevico, e il Centro di ricerche Ri.Nova, un’unione che rappresenta il 70% delle uve prodotte in Emilia-Romagna e l’11% a livello nazionale (dati vendemmiali 2022), hanno costituito il Consorzio Vitires, ente che ha lo scopo di dare vita a un percorso innovativo di sperimentazione e ricerca che porti alla creazione di vitigni resistenti emiliano-romagnoli. Il Consiglio d’amministrazione, che vede rappresentati tutti i soci fondatori, è composto da Claudio Biondi per Cantine Riunite & Civ, Alessandro Gallo per Cantina Sociale di San Martino in Rio, Stefano Lazzarini per Centro di Ricerche Ri.Nova, Marco Nannetti per Terre Cevico e Alessandro Patuelli per Caviro. Il nuovo consiglio di amministrazione appena insediato, ha dato corso alla nomina del presidente del Consorzio Marco Nannetti e del vicepresidente Alessandro Gallo.
L’unione in forma consortile nasce dalle esperienze già maturate dai soggetti partecipanti nell’ambito dei programmi di miglioramento genetico delle varietà di vitigni locali emiliano-romagnoli, programmi che hanno coinvolto anche la Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige. Per tale scopo, al fine di dare concretezza ai risultati delle ricerche che si andranno ad ottenere, le cooperative hanno costituito un unico soggetto, Vitires, a cui affidare la gestione delle nuove varietà dei vitigni di origine autoctona o locale resistenti alle malattie fungine, tramite l’integrazione e il coordinamento della filiera nonché la promozione, tutela e valorizzazione dei vini e delle uve, agendo come fulcro di tutte le azioni rivolte ad enti, istituzioni e mercati, sul tema di nuovi vitigni resistenti e sostenibili.
Scopo primario della neonata società è quello di coordinare e ampliare programmi di ricerca e sperimentazione, in sinergia con centri di ricerca pubblici e privati, riguardanti lo studio, la selezione, il miglioramento genetico e varietale di vitigni locali e autoctoni dell’Emilia-Romagna, al fine di ottenerne cloni e fenotipi resistenti alle malattie fungine ed adatti alle tecniche di coltivazione nel territorio emiliano-romagnolo. Sono 16 i vitigni regionali ad oggi oggetto di ricerca, oltre 700 gli incroci già eseguiti, le cui prime selezioni sono già in corso di valutazione per saggiarne le caratteristiche di resistenza ai patogeni (in particolare oidio e peronospora), l’adattabilità ai nostri ambienti di coltivazione anche in relazione ai cambiamenti climatici in atto, nonché per valutarne le potenzialità enologiche in confronto alle varietà tradizionali di riferimento. Vitires non intende limitarsi alle sole attività di sperimentazione varietale in campo, ma anche avviare alla coltivazione i vitigni resistenti ottenuti; curare, quindi, le fasi di moltiplicazione e diffusione delle varietà in accordo con i vivai selezionati, definire programmi pluriennali comuni di coltivazione e fornire assistenza tecnica, agronomica ed enologica in tutte le fasi della 'Filiera dei vitigni resistenti', promuovendo tecniche rispettose per l’ambiente e per la salute.
L’impegno del consorzio verso le nuove varietà di vitigni resistenti, sarà inoltre rivolto alla loro regolamentazione, anche tramite la gestione delle procedure per l’iscrizione al Registro nazionale e regionale delle varietà di vite, la messa a punto di disciplinari di coltivazione, la produzione e trasformazione delle uve, nonché la tutela dei produttori tramite licenze, marchi d’impresa e attività di vigilanza e verifica contro pratiche commerciali sleali, affinché l’accesso alle selezioni varietali di vitigni resistenti possa rappresentare un vantaggio competitivo per i produttori che, attraverso le proprie aziende cooperative aderenti a Vitires, ne hanno avviato e finanziato le attività di miglioramento genetico. Infine, compito di Vitires sarà quello di promuovere strategie di marketing integrate per la valorizzazione nazionale e internazionale delle uve e dei vini derivati, attraverso la diffusione di marchi collettivi e le attività di comunicazione, organizzazione e partecipazione ad eventi, percorsi culturali, enoturistici ed enogastronomici, il tutto allo scopo di presentare a livello nazionale e internazionale i prodotti ottenuti dalle varietà resistenti dell’Emilia-Romagna che saranno il risultato del percorso di studio, sperimentazione e creazione posto in essere dal consorzio Vitires.
Secondo l’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi, “si tratta di un’ottima iniziativa: un consorzio che vede protagoniste importanti società vitivinicole del territorio dell’Emilia-Romagna e il polo di ricerca Ri.Nova, che si danno l’obiettivo di operare per il rafforzamento genetico dei vitigni attraverso la ricerca e la sperimentazione in campo". "La Regione Emilia-Romagna crede nella ricerca sperimentale - afferma - ed è il territorio italiano che più investe attraverso il Psr nelle attività di innovazione, ovvero più del 4% delle risorse complessive". "Il rafforzamento varietale - ricorda - è una delle soluzioni in campo per il contrasto degli agenti patogeni sulle piante da vite, contro funghi, batteri e altre forme parassitarie. I fenomeni patogeni che colpiscono le piante sono in aumento soprattutto a causa degli effetti provocati dai cambiamenti climatici. Le recrudescenze di flavescenza dorata che si sono manifestate in tutto il Nord dell’Italia e anche in Emilia-Romagna a danno di alcuni vitigni ne sono la riprova, assieme ad altre patologie che colpiscono le piante da frutto. Siamo intervenuti costituendo un tavolo strategico e mettendo in campo alcune azioni condivise tra servizio fitosanitario, consorzi, produttori e vivaisti. L’obiettivo è lavorare per il rafforzamento delle piante, a garanzia delle produzioni vitivinicole e ortofrutticole, per non indebolire importanti asset del settore primario, fonte di approvvigionamento alimentare, reddito e lavoro, e il progetto di Vitires sposa appieno questi intenti”.
“Il consorzio Vitires - dichiara il neopresidente Marco Nannetti - intende dare una voce unica e partecipativa volta allo sviluppo dei vitigni resistenti tipici dell’Emilia-Romagna. Ad unire le nostre strutture, che complessivamente producono più del 70% delle uve conferite nella regione (11% a livello nazionale), è stato il senso di responsabilità sia verso gli operatori della filiera, sia verso i consumatori, supportando i viticultori nel raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità previsti dalle politiche europee della Farm to Fork”.