(Adnkronos) - "Si tratta in sostanza solo di un equivoco tecnologico: la foto viene bollata come falsa perchè viene associata a una fake news vera che riguardava le elezioni in Polonia. E' un equivoco tecnico quindi che certamente Meta deve risolvere e su questo so che si sta muovendo l'Agcom, è stato interpellato il commissario Massimiliano Capitanio su richiesta di un deputato della Lega. Meta deve rimuovere dai suoi algoritmi questo automatismo e deve fare in modo che tutte le volte in cui viene cliccata quella foto non venga più bollata come fake perchè non più associata con le elezioni di Varsavia". Così, con Adnkronos/Labitalia, Ruben Razzante, docente di Diritto dell'informazione all'Università Cattolica di Milano, sulla decisione di Meta di 'bollare' come un fake la foto dei camion militari con le bare dei morti di Covid a Bergamo, rilanciate nelle ultime ore sui social.
E Razzante sottolinea che "il discorso però è più generale, l'impatto devastante che può avere questo equivoco tecnico nel ringalluzzire i negazionisti del Covid che hanno sempre detto che quella foto era falsa e quelle immagini erano state diffuse ad arte per terrorizzare l'opionione pubblica. C'è quindi un impatto devastante sul piano dell'informazione medico-scientifica".
"Si dà voce infatti -continua- a opinioni negazioniste che non hanno nessun fondamento scientifico. Quando ho fatto parte della task force del governo Conte 2, occupandoci di fake news per il Covid, ci rendemmo subito che esempi del genere erano frequentissimi, con la palla al balzo che prendevano i negazionisti per cercare di disorientare l'opionione pubblica e gettare discredito sulle istituzioni", sottolinea l'esperto.
E per Razzante "questo fatto richiama ancora una volta il tema dello strapotere che hanno queste piattaforme nel certificare addirittura i contenuti. C'è un equivoco sostanziale: da una parte questi colossi invocano una irresponsabilità giuridica dicendo noi non siamo responsabili dei contenuti postati dagli utenti, visto che sono miliardi sul pianeta, e non possiamo occuparci di una vigilanza preventiva. Ma una volta appurato, come nel caso specifico, che questa foto è vera, e che all'epoca si piangevano i morti del Covid con le istituzioni in ginocchio, come possiamo affidare a una multinazionale, e quindi a un soggetto privato il compito di certificare l'attendibilità di una informazione o di una foto?", si chiede l'esperto.
"Tutti questi episodi, pur nella loro intrinseca negatività, possono servire a fare aprire gli occhi sulla necessità di definire un regime giuridico certo e chiaro per queste piattaforme, affinchè facciano legittimamente il loro lavoro ma che non giochino con i diritti individuali delle persone, in questo caso il diritto all'informazione o addirittura la certificazione della veridicità delle informazioni", conclude Razzante.