(Adnkronos) - C’è un 'lato oscuro' dello smart working che ai più non è noto. Si tratta degli effetti che il cosiddetto lavoro agile sta avendo su molti settori del commercio. L’aumento repentino dei contagi da Covid a dicembre e la conseguente circolare del 5 gennaio che raccomandava "il massimo utilizzo della modalità di lavoro agile" ha infatti fatto crollare i consumi di molte imprese e tra queste quelle della distribuzione automatica di alimenti e bevande, settore in cui l’Italia è leader a livello internazionale con 800mila vending machine installate, e gestite da oltre 3 mila aziende che danno lavoro a più di 30 mila persone.
A lanciare un grido d’allarme è l’associazione di categoria della distribuzione automatica, Confida. “A gennaio - spiega Massimo Trapletti, presidente di Confida - gli operatori del vending registrano perdite del -31,55% dovute principalmente alla ripresa dello smart working che ha svuotato aziende e pubbliche amministrazioni contribuendo al crollo verticale delle consumazioni. Le nostre aziende sono in grave difficoltà e difficilmente potranno resistere fino al 31 marzo, ossia alla fine dello stato di emergenza”.
Nella seconda parte del 2021, con i contagi prevalentemente sotto controllo, si era invece assistito ad una progressiva diminuzione del lavoro agile, come mostrano i dati dell’Osservatorio Smart working del Politecnico di Milano: a marzo 2021 gli smart worker in Italia erano 5,37 milioni (di cui 1,95 milioni nelle grandi imprese, 830mila nelle pmi, 1,15 milioni nelle microimprese e 1,44 milioni nella Pa), a settembre 2021 erano scesi a 4,07 milioni.
Neanche gli aiuti di Stato, in particolare il Decreto Sostegni Ter, hanno aiutato le aziende della distribuzione automatica: i paletti troppo restrittivi del decreto che limita i ristori alle aziende sotto i 2 milioni di euro di fatturato taglia fuori la maggioranza degli operatori del settore.
“Nell’ottica dell’allentamento delle misure anti-Covid - avverte il presidente di Confida - che sta pianificando il governo, chiediamo di revocare la circolare del 5 gennaio promuovendo il rientro dei lavoratori in presenza sia nel settore pubblico sia in quello privato e in tal senso accogliamo positivamente le recenti dichiarazioni del ministro Brunetta".
"Inoltre - suggerisce Massimo Trapletti - occorre modificare il DL Sostegni Ter alzando la soglia di fatturato almeno a 10 milioni e le perdite minime al 20% in modo da far accedere agli aiuti tutte le aziende che in questo momento sono in difficoltà".