(Adnkronos) - La minaccia di Mosca nei confronti dei convogli occidentali di armi destinate all'Ucraina, che verranno considerati "bersagli legittimi", sposta ulteriormente l'asticella del confronto tra Nato e Russia. Come avvertivano nei giorni scorsi le intelligence occidentali, il rischio che la reazione russa possa colpire forze militari dell'Alleanza in prossimità del confine tra Ucraina e Polonia costringerebbe la Nato a reagire. La situazione ha pochissimi precedenti. L'episodio più recente, a parti inverse, ha avuto come sfondo il conflitto in Siria.
Era il 24 novembre del 2015, quando due F-16 turchi abbatterono un Su-24 russo che stava rientrando alla base aerea di Khmeimim, nei pressi di Laodicea. Secondo quanto riferito all'epoca dalle autorità turche, l'aereo russo aveva sconfinato nello spazio aereo turco e si apprestava a bombardare delle postazioni dei ribelli Siriano-Turkmeni. Il pilota e il navigatore dell'aereo russo riuscirono a lanciarsi dal velivolo, ma il pilota venne catturato e ucciso dai ribelli siriani.
Si trattò del primo abbattimento di un aereo russo da parte di un Paese della Nato dal 1952. Ne seguì una profonda crisi diplomatica tra Ankara e Mosca, con i Paesi dell'Alleanza schierati al fianco della Turchia. Ma allora, Vladimir Putin, non si spinse oltre una serie di dichiarazioni di fuoco e la rappresaglia diplomatica, facendo schierare nuove batterie di missili al confine con la Turchia.
In precedenza, nel giugno del 2012, erano state le forze governative siriane, alleate della Russia, ad abbattere un cacciabombardiere F-4 turco. Secondo Damasco, l'aereo si trovava nello spazio aereo siriano. La Nato reagì inviando nuove batterie di missili al confine tra Turchia e Siria, per rafforzare le difese del Paese membro.