(Adnkronos) - Padova, 3 luglio 2023 – Il diabete in Italia colpisce circa 3,5 milioni di persone. Un numero destinato a crescere più del doppio entro il 2050, con tutte le conseguenze e le complicazioni che ne derivano. Non dimentichiamoci, infatti, che il diabete è una malattia cronica poiché il suo impatto clinico, epidemiologico e socio assistenziale è rappresentativo di una cronicità complessa a 360 gradi: prima causa di cecità, di amputazione non traumatica degli arti inferiori, seconda causa di insufficienza renale terminale fino alla dialisi o al trapianto, concausa di metà degli infarti e degli ictus, aumento del rischio di demenza vascolare e declino cognitivo; come se non bastasse, sono oltre 4 milioni le morti per cause connesse al diabete (persone tra 20 e 79 anni), facendo lievitare la spesa tra costi sanitari diretti e costi sanitari indiretti pari a 20 miliardi di euro all’anno.
In regione Veneto la patologia diabetica rispetto al 2018 è in costante aumento: 280.000 pazienti in terapia, circa 11.000 in più rispetto al 2014.
Il paziente diabetico è un paziente fragile, per il quale un buon controllo glicemico è la migliore protezione verso le tante complicanze vascolari, neurologiche, cardio-renali legate alla malattia. L’innovazione tecnologica introdotta da oramai qualche anno, in particolare per le persone diabetiche di tipo 2 insulinizzate in terapia multiniettiva, è però applicata con molta lentezza e in maniera diseguale nel nostro Paese. Serve quindi una presa di coscienza ed una ottimizzazione della presa in carico del paziente diabetico a fronte di sistemi che possano migliorare la qualità della vita per questi pazienti, allargandone l’eleggibilità e l’accesso. Sì è parlato di questo nel corso dell’evento “PNRR, DM77 E CAMBIAMENTO ORGANIZZATIVO – IMPATTO DELL’INNOVAZIONE TECNOLOGICA NELLA GESTIONE DEL PAZIENTE DIABETICO”, promosso da Motore Sanità, con il contributo incondizionato di Abbott, in cui è stata sottolineata l’attenzione del Veneto a queste tematiche.
Nel contesto europeo oltre che Italiano, ci sono delle esperienze dove già si è raggiunto un allargamento all’eleggibilità del sistema Flash Glucose Monitoring; la Francia è il primo Paese europeo a estendere rimborsabilità della tecnologia FGM alle persone con diabete in trattamento con insulina basale.
Altro esempio virtuoso in Italia la regione Sicilia, che ha allargato i criteri di eleggibilità già da qualche mese, arrivando a rimborsare il sistema Flash per il monitoraggio della glicemia anche a tutte le persone con diabete tipo 2 in trattamento con insulina.
Ad aprire la mattinata di lavori Massimo Annicchiarico, Direttore Generale Area Sanità e Sociale, Regione del Veneto: “Vorrei sottolineare che il sistema Flash Glucose Monitoring, con la semplificazione della tecnologia e attraverso anche l’esperienza dei cittadini, fa sì che la tecnologia non sia più soltanto novità, ma innovazione. La differenza che intercorre tra le due è che la novità può anche non generare alcun valore, mentre l’innovazione genera valore attraverso la modifica sia tecnologica sia delle abitudini”.
Così Enzo Bonora, Professore Ordinario di Endocrinologia, Università di Verona Direttore di Endocrinologia, Diabetologia e Malattie del Metabolismo, AOUI Verona: “È l’iperglicemia che determina danno d’organo nel diabete. La glicemia va portata a valori vicino al normale perché il concetto “the lower, the better” è ormai ben consolidato. Senza trascurare i picchi post-prandiali e la variabilità glicemica. L’ipoglicemia è una complicanza acuta temibile in chi è trattato con insulina (circa un paziente su 5 fra coloro che hanno diabete tipo 2), o sulfoniluree/glinidi (ancora circa il 25% dei trattati con diabete tipo 2). Va evitata quanto più possibile e va riconosciuta tempestivamente. La glicemia va quindi monitorata con scrupolo in tutte le persone con diabete e 4 misurazioni al mese sono meglio di 1 sola, 2 misurazioni nella giornata sono meglio di 1 sola, 4 misurazioni sono meglio di 2, 8 sono meglio di 4 e così via, fino all’incontrovertibile conclusione che un monitoraggio continuo è assai più informativo di misurazioni spot. I vari alimenti che compongono la dieta e l’attività fisica, così come stress ed eventi intercorrenti, impattano sulla glicemia e solo misurando quest’ultima se ne ha consapevolezza. La terapia anti-iperglicemizzante influenza la glicemia e la terapia insulinica ancora di più, con una variabilità spesso imprevedibile da giornata a giornata. Bucarsi un dito per misurare la glicemia è doloroso e avere dolore poche volte o mai è incontrovertibilmente più apprezzato che avere dolore spesso. In estrema sintesi: chiunque sia trattato con insulina, anche solo con una iniezione al giorno, dovrebbe avere la possibilità di ricevere dal nostro SSN un sensore flash della glicemia per poter monitorare meglio la sua malattia, al fine di controllare in maniera più efficace la glicemia e, attraverso questo efficace controllo, prevenire o rallentare o arrestare la progressione delle complicanze del diabete”.
“Le ultime rilevazioni parlano di un miglioramento della percentuale delle persone che arrivano a un target glicemico migliore”, spiega Manuela Bertaggia, Vicepresidente Nazionale FAND Veneto. “Questo sicuramente è dovuto al maggior uso della tecnologia. Pertanto, l’uso della tecnologia è sicuramente un investimento per la sanità, non solo economico, ma anche sociale, perché l’uso della stessa ha migliorato la qualità delle persone con diabete. L’uso del sensore ci ha fatto scoprire cose che mai avremmo rilevato con il capillare; anche se fatto più volte al giorno, ci ha rilevato come agisce l’insulina nel nostro corpo, cosa comporta l’attività fisica nelle ore successive, cosa provoca lo stress o una malattia. Cose indispensabili per gestire al meglio la nostra quotidianità e credo sarebbe utilissimo anche per le persone con diabete di tipo 2 anche non insulino trattati, per comprendere cosa provoca un alimento piuttosto che un altro nella loro glicemia per fare delle scelte opportune che servono per allontanare le ipoglicemie, tanto pericolose soprattutto per le persone anziane e le complicanze. Fondamentale è però il training del paziente all’uso e all’interpretazione dei risultati forniti dai sensori. L’educazione riveste un ruolo centrale nel consentire ai pazienti e agli operatori sanitari di integrare FGM/rtCGM nella vita quotidiana delle persone con diabete e nel guidare il medico verso efficaci decisioni terapeutiche. Possiamo quindi condividere l’idea di un diabetologo nelle case di comunità, a patto che non sia un medico isolato dai centri di diabetologia, ma che provenga da essi, però siamo preoccupati della prospettiva di non avere un’infermiera dedicata all’educazione terapeutica, caposaldo della gestione del diabete. Indi per cui Fand sta formando, con corso di 11 lezioni in collaborazione delle società scientifiche, tantissimi diabetici guida, figura che la regione Veneto prevede nell’art. 9 comma 4 della legge 24 del 11 novembre del 2011, e che potrebbe coadiuvare l'infermiera nelle diabetologie e nelle suddette case di comunità”.
Fabiano Marra, Presidente Associazione Giovani e Diabete di Verona Onlus e Vicepresidente AGD Italia: “Auspicio di ogni genitore con figlio diabetico è quello che in tempi brevi venga finalmente trovata la cura definitiva al diabete mediante la ricerca condotta da centri di eccellenza ma che, attualmente, presenta ancora la necessità di ulteriori step per poter affermare di essere arrivati al risultato sperato. Ciò, invece, che ha notevolmente migliorato la gestione del diabete, soprattutto in età evolutiva, è la tecnologia. L’evoluzione dei sistemi di monitoraggio glicemico - interagenti con pompe insuliniche di ultima generazione, in grado di modulare la somministrazione di insulina sulla base del dato glicemico rilevato in continuo - ha sollevato le famiglie dalla necessità di più prelievi ematici quotidiani e, soprattutto, dalle rilevazioni notturne determinate dalla preoccupazione di ipoglicemie durante il sonno, migliorando, altresì, il “time in range”. Ha, inoltre, permesso il controllo da remoto, tramite applicazioni telefoniche, della glicemia del minore che, in questo modo, può essere monitorato anche quando si trova a scuola o in contesti sociali; condizione veramente determinante per dare ai genitori un maggior senso di serenità e sicurezza. L’utilizzo della tecnologia è il vero salto di qualità avvenuto negli ultimi anni che, unito ad un servizio finalmente codificato tra i LEA della telemedicina, ha notevolmente avvicinato la Sanità alle famiglie che possono, così, condividere con il pediatra diabetologo dati e indicazioni terapeutiche, rimanendo presso la propria abitazione. Una realtà difficilmente immaginabile sino a pochi anni fa”.
“In un’analisi condotta in un setting real world in regione Veneto è emersa una quota sostanziale di pazienti affetti da diabete non adeguatamente monitorati (59% con meno di 1100 strisce)”, conclude Luca Degli Esposti, Presidente CliCon S.r.l Health, Economics & Outcomes Research. “Tale tendenza è stata riscontrata maggiormente nei pazienti con diabete di tipo 2 con monitoraggio standard, di cui la maggior parte presentava un numero inferiore alle 1.100 strisce annue (66%), e sottolinea l’esigenza di implementare azioni volte al miglioramento dell’auto controllo glicemico in questi pazienti. I risultati dell’analisi indicano come il monitoraggio Flash Glucose Monitoring sia una tecnologia cost saving per il SSR. L’utilizzo del sistema FGM nei pazienti di tipo 2 in trattamento insulinico multiniettivo comporta un saving di circa 500 euro annui rispetto al monitoraggio glicemico tradizionale, grazie a minori ospedalizzazioni e prestazioni sanitarie. In questi pazienti, infatti, il delta costo del sistema FGM viene più che compensato dai risparmi nei costi di gestione, pari a circa €1.200, già a 12 mesi.
In conclusione: l’utilizzo del sistema FGM potrebbe comportare un risparmio in termini di costi di gestione della patologia per il SSR, la cui riduzione compensa ampiamente i costi di acquisizione del dispositivo FGM rispetto al monitoraggio standard, soprattutto nei pazienti affetti da diabete di tipo 2 in cui si osserva un controllo non ottimale della glicemia, riportando la tecnologia come cost saving per il SSR.