(Adnkronos) - Un detenuto di 18 anni di origini egiziane è morto carbonizzato la scorsa notte mentre si trovava nella sua cella nel carcere milanese di San Vittore. Dalle prime ricostruzioni pare che l'incendio sia stato appiccato dal ragazzo e dal suo compagno di cella. Una rivolta finita male. Il giovane si trovava in carcere per rapina, apprende l'Adnkronos da fonti qualificate. Illeso il compagno di cella del ragazzo, non ha avuto bisogno di soccorsi particolari. Sono in corso le indagini per ricostruire la vicenda.
Da quanto sta ricostruendo polizia Scientifica e agenti della penitenziaria, i due detenuti che dividevano la cella avrebbero iniziato a dar fuoco ad alcuni oggetti. Fiamme appiccate con un accendino, ma che poi sarebbero divampate. Mentre uno dei detenuti iniziava a gridare per attirare l'attenzione e far arrivare i soccorsi, il 18enne avrebbe trascinato il materasso in fiamme in bagno, forse nel tentativo di spegnere il fuoco, ma sarebbe rimasto bloccato morendo carbonizzato.
Una dinamica tutta da verificare e che ora costa al sopravvissuto, illeso, l'iscrizione nel registro degli indagati per omicidio colposo. Un atto dovuto per l'unico testimone oculare di questa storia. Proprio lui, che viene ascoltato dalle forze dell'ordine, potrebbe chiarire - anche in attesa dell'autopsia - come sono andati i fatti. Resta da chiarire anche lo stato psichico dei due compagni di cella e se le loro condizioni erano compatibili con la detenzione nel carcere più affollato d'Italia.
Indaga la procura di Milano e il pm Carlo Scalas ha aperto un fascicolo dove si stanno valutando le ipotesi di reato.
"Un’altra morte che si aggiunge ai 70 detenuti e ai 7 agenti che si sono tolti la vita dall’inizio dell’anno in quello che sempre più appare come un bollettino di guerra” afferma in una nota il segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria, Gennarino De Fazio. “Quanto accaduto a San Vittore mette ancora una volta a nudo la crisi senza precedenti del sistema penitenziario - aggiunge De Fazio - e se le conseguenze non sono state ancora più gravi lo si deve solo al pronto e professionale intervento della polizia penitenziaria che, depauperata negli organici, stremata nelle forze e mortificata nell’orgoglio è intervenuta mettendo in salvo il secondo recluso e impedendo che le fiamme si propagassero al resto del carcere”.
Nel carcere di San Vittore sono detenute 1.100 persone a fronte di 445 posti disponibili. Questo pone il tasso di sovraffollamento oltre il 247%. A sorvegliare sulla situazione del carcere sono 580 agenti della polizia penitenziaria "rispetto a un fabbisogno di almeno 700, con una scopertura del 17%". "Il Governo dovrebbe occuparsi compiutamente e, se mai, versare qualche lacrima per quanto si continua a perpetrare nelle carceri. Va immediatamente deflazionata la densità detentiva, sono 15mila i detenuti oltre la capienza, necessita potenziare il Corpo di polizia penitenziaria, mancante di oltre 18mila unità, va assicurata l’assistenza sanitaria e psichiatrica, vanno rese salubri e sicure le strutture. E poi va riorganizzato l’intero sistema. Altrimenti, nostro malgrado, con necrologi quotidiani continueremo a contare le morti che non possono non avere dei responsabili, non solo morali”,conclude De Fazio.