(Adnkronos) - Padova, 10 maggio 2023 – Incrementare la distribuzione in dispensazione per conto (DPC) realizzando un processo distributivo che concentri maggiore valore al momento della distribuzione al paziente e che preveda anche una multicanalità distributiva in funzione del tipo di farmaco e delle esigenze del paziente (aumento dell’aderenza terapeutica), dando evidenza anche dei costi emergenti e dei costi cessanti per la sostenibilità del sistema, aumentando comunque la qualità e la sicurezza complessiva di questo processo critico. Per la prima volta tutti gli operatori sanitari territoriali si sono confrontati sui migliori percorsi per la cura del paziente cronico e fragile sul tema della prossimità di consegna del farmaco e della distribuzione delle terapie. L’occasione è l’ultimo tavolo di lavoro che chiude oggi, a Padova, la serie dal titolo “INNOVAZIONE FARMACEUTICA CHE SPINGE ALLA INNOVAZIONE ORGANIZZATIVA. NUOVI MODELLI DI DISTRIBUZIONE DELLE TERAPIE”, evento organizzato da Motore Sanità con il patrocinio di FIMMG-Federazione italiana medici di famiglia, FEDERFARMA Veneto, Regione Veneto, ULSS5 Polesana, ANMAR-Associazione Nazionale Malati Reumatici Onlus e UNIAMO-Federazione Italiana Malattie Rare.
Nel confronto tra le varie aziende sono emersi diversi problemi legati alla distribuzione dei farmaci, specchio di organizzazioni aziendali diverse e anche dei limiti legislativi e procedurali che coinvolgono AIFA, le Regioni e le aziende sanitarie. L’esigenza di diversificare le modalità di distribuzione del farmaco, da quella diretta alla dispensazione per conto (DPC), è risultata necessaria dagli operatori e dai pazienti. Questo pone l’accento su due bisogni diversi, che convergono al punto finale ovvero l’erogazione e la consegna del farmaco al paziente: quelli degli operatori (controlli, sicurezza, appropriatezza, presa in carico) e del paziente, ovvero ottenere facilmente un farmaco conosciuto e usato che continuerà ad usare a vita.
Sui bisogni degli operatori del settore - la prima prescrizione e consegna e successive prescrizioni ed erogazioni del farmaco – si è espressa Ketty Projic Mezzoli, Dirigente Medico UOC Cure primarie Azienda ULSS 5 Polesana Distretto 1. «L’analisi e l’individuazione del percorso/processo sia della prescrizione da parte del medico sia della competenza del farmacista, necessitano di alcune modifiche strutturali nel percorso, individuate nella raccolta e nella condivisione delle informazioni (codificate) e dei dati, su paziente e farmaco (tra cui anche sicurezza e follow-up clinico del paziente), da strutturare a livello informatico e proporre quale percorso standardizzato regionale, valido per tutte le aziende. Così ecco le proposte per la prima distribuzione: assegnazione di budget per patologia su pazienti residenti (Regione), revisione dei farmaci in piani terapeutici (AIFA) e per i nuovi farmaci per cui è necessaria un’azione di monitoraggio; le successive erogazioni possono invece essere tutte differite alla DPC, con la diversificazione per alcune categorie di farmaci, in attesa delle azioni sopra esposte/richieste».
Per quanto riguarda i bisogni del paziente in terapia continuativa da anni, con valutazione rischio/sicurezza stabile, sempre secondo Mezzoli, i farmaci “storici” dovrebbero essere dispensati per conto con modalità diversificata, in base al processo costo/efficacia, sia direttamente a domicilio o presso punti di erogazione esterni ad ospedale o farmacie. «Tutto ciò compreso nelpercorso iniziale di tracciamento su continuità delle cure e feedback sullo stato clinico del paziente» chiarisce Mezzoli.
Il modello organizzativo proposto, pertanto, prevede: il calcolo dei costi della DPC per patologia (n. pazienti con patologia e n. anni residui di terapia); portare in DPC la maggior parte di farmaci prescritti, tracciando il percorso di prescrizione/erogazione, condividendo i dati tra i vari operatori (Fascicolo sanitario elettronico, informatizzazione univoca, quella che viene definita burocrazia è il tracciamento dell’attività volta a garantire la sicurezza al clinico e al paziente), prescrittori (medici di medicina generale e specialisti), farmacisti ospedalieri e territoriali, Distretti (in tutte le loro articolazioni), formando un collettore unico, prescrizione dematerializzata, tracciabile e codificata per paziente per patologia (campi già esistenti e tracciati).
Questi i vantaggi: rispetto dei ruoli medico/farmacista con recupero di tempo e professionalità; processo chiaro con riscontro e condivisione di informazioni e dati attraverso reti e network; programmazione/previsione dei costi, su studio mirato, pro paziente per patologia/tipo di farmaco.
Secondo Laura Mattioni, Direttore SOC Farmacia Centrale ARCS-Azienda Regionale di Coordinamento della Salute di Udine «a vent’anni dall’uscita della Legge 405 che ha istituito la distribuzione diretta e per conto è necessario rivedere i modelli di erogazione dei farmaci per renderli più coerenti ai bisogni dei pazienti, in modo particolare per quelli affetti da patologia cronica che sono costretti a recarsi con periodicità in ospedale per ricevere i farmaci».
Così, secondo Mattioni, i farmaci già in commercio da tempo e per i quali è ben noto il profilo di beneficio/rischio ma ancora classificati in fascia H, potrebbero essere riclassificati in A-PHT. Per i nuovi farmaci biotecnologici ad alto costo e per i quali è necessario verificare il profilo di sicurezza, la risposta del paziente e la compliance, è auspicabile prevedere un sistema distributivo misto: le prime erogazioni dovrebbero iniziare in ambito ospedaliero ma, non appena cessate le esigenze di monitoraggio, il paziente potrebbe essere indirizzato alla farmacia convenzionata. «Sarà importante coinvolgere le oltre 1.300 Case della Comunità previste dal PNRR per l’erogazione dei farmaci in distribuzione diretta e istituire servizi di home delivery per pazienti particolarmente disagiati» conclude Laura Mattioni.
Emanuele Mognon, Direttore UOC logistica Azienda Zero, evidenzia la necessità di un confronto con tutti gli attori sia sanitari che extra sanitari per creare una struttura organizzativa della multicanalità per uscire dal meccanismo puntuale verso un lavoro in rete. «Manca sicuramente la formazione ed un quadro sul bisogno prescrittivo in quanto non conosciamo il dato prescrittivo all’origine ma solo quello alla distribuzione – prosegue Mognon -. Bisogna creare modelli di servizi coerenti integrati con il sistema logistico territoriale, modelli diversi in funzione della tipologia di farmaci e dei pazienti. Oggi l’ospedale è il punto centrale del sistema distributivo e auspica un nuovo modello distributivo esterno».
IL MEDICO DI MEDICINA GENERALE: IL DOVERE E IL DIRITTO ALLA PROSSIMITA’
«Noi medici di famiglia abbiamo il dovere e il diritto alla prossimità» Queste le parole di Valerio Di Giannantonio, Segretario provinciale FIMMG Trento. “Abbiamo il "dovere" di essere prossimi a chi ha bisogno e di garantire che le cure siano accessibili, sia come conforto clinico sia come prescrizione farmacologica. Abbiamo però anche il "diritto" di "poter" essere prossimi, avere il tempo per essere clinici e non burocrati godendo di procedure prescrittive snelle. Abbiamo il "dovere" di essere prossimi anche con strumenti digitali, sempre più necessari, ma anche il "diritto" di avere il tempo di visitare i nostri pazienti a casa guardandoli negli occhi e toccando la loro sofferenza. Nessun paziente ci ha mai ringraziato per un consulto via sms, email,videochiamata, tutti ci ringraziano per quella volta che erano sofferenti e li abbiamo confortati e curati nel loro letto domestico».
IL FARMACISTA TERRITORIALE, STRATEGICO NEL FORNIRE SERVIZI ACCESSIBILI E INNOVATIVI
«La farmacia territoriale è sempre stata il primo punto di dispensazione dei farmaci alla cittadinanza. L’introduzione della legge 405/2001 ha ampliato la dispensazione alle farmacie ospedaliere depauperando però il ruolo del farmacista di comunità» spiega Andrea Bellon, presidente Federfarma Veneto e presidente Federfarma Venezia. «Per salvaguardare la necessità di risparmio della spesa pubblica e riportare i medicinali nelle farmacie territoriali vicino al cittadino, avremmo individuato la strada maestra nella distribuzione per conto, che consente infatti alle aziende sanitarie di acquistare i farmaci a condizioni vantaggiose e all’utenza di ritirarli in farmacia, quindi un punto di dispensazione capillare con la garanzia di interagire sempre con un professionista disponibile in orario ampio e senza filtri d’accesso. Senza trascurare il rapporto di confidenza che viene a instaurarsi fra farmacista territoriale e paziente cronico».
Secondo Claudia Pietropoli, Consigliere Federfarma, Vicepresidente Federfarma Veneto e Presidente Federfarma Rovigo, la figura del farmacista territoriale sarà sempre più importante nel fornire servizi accessibili e innovativi. «Non possiamo più ragionare in un’ottica che vede gli ospedali gestire quotidianamente le cronicità ma, secondo il percorso territoriale del DM 77/2022, la farmacia deve diventare il primo presidio di servizio al cittadino in condivisione con medici di base e infermieri di comunità».
«Le farmacie pubbliche e private convenzionate sono presenti in modo capillare sul nostro territorio e da sempre svolgono un ruolo importante nella distribuzione dei farmaci. In considerazione di questo e della necessità di garantire un equo accesso al trattamento credo sia necessaria una revisione del canale distributivo dei farmaci classificati in A-PHT. Naturalmente durante la revisione si dovrà tener conto anche dell’aspetto economico che un eventuale cambio del canale distributivo può comportare» rimarca Katia Sangermano, Direzione sanitaria Azienda Sanitaria dell'Alto Adige.
LA VOCE DEI PAZIENTI «L’UNIONE FA LA FORZA PER IL BENE DEL MALATO».
Collaborazione e sinergia, è quanto chiedono i pazienti per avere un percorso di cura più efficiente e a misura dei loro bisogni. «Unire tutte le figure, medico di medicina generale, farmacista territoriale, farmacista ospedaliero, per poi insieme trovare le soluzioni migliori e più facili da mettere a terra nell’immediato, questa è la strada da intraprendere. Oggi questo percorso è a ostacoli e incide negativamente sulla qualità di vita degli ammalati» spiega Silvia Tonolo, Presidente ANMAR-Associazione nazionale malati reumatici. «Purtroppo nessuno collabora per il bisogno che ha il paziente ed è su questo che bisogna lavorare insieme».
Sul fronte delle malattie rare Annalisa Scopinaro, Presidente Uniamo, Federazione Italiana Malattie Rare ha spiegato che grazie al vigente regolamento europeo per i farmaci orfani, nel 2022 quasi un farmaco su quattro approvato dall’Agenzia europea per i medicinali (EMA) è stato un farmaco orfano per il trattamento delle malattie rare, segno evidente che gli incentivi hanno funzionato.«Purtroppo dall’approvazione all’effettiva disponibilità della terapia per il paziente passa ancora troppo tempo. In Italia il percorso è ulteriormente complicato dalla necessità dell’implementazione dei prontuari regionali. Occorre capire come fare, grazie anche alle disposizioni della L. 175/2021, a rendere questi tempi sempre più brevi».L’evento ha ottenuto il contributo incondizionato di Sanofi.
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