l nuovi casi di coronavirus spaventano, si teme un nuovo sovraffollamento delle terapie intensive da scongiurare, secondo alcuni, con un lockdown per i non vaccinati. Ma attenzione: "Bisogna essere molto cauti. Misure restrittive possono essere ipotizzate se viene contestato il pericolo di un contagio pubblico ed in tal caso il lockdown dovrà essere adottato non tramite atti ministeriali, ma in base ad una legge o atto avente forza di legge, tenendo conto che non potranno comunque porre in essere discriminazioni tra cittadini non giustificate da ragioni di salvaguardia della pubblica sanità". A lanciare il monito attraverso l'Adnkronos è Gaetano Azzariti, professore ordinario di "Diritto costituzionale" presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Roma “La Sapienza”.
In parole semplici un non vaccinato negativo non può essere chiuso in casa solo perché a rischio di contagio maggiore rispetto a un vaccinato. Secondo il costituzionalista, "la nostra Costituzione riconosce il diritto individuale al rifiuto delle cure. Si possono dunque adottare misure ulteriormente restrittive nell'interesse della sanità pubblica, per garantire la salute altrui, non quella individuale", spiega.
"Le ipotesi di cui si parla toccano diritti fondamentali: quello alla salute, alla libertà, all'uguaglianza. Il tampone in base a quanto ci dicono gli scienziati è sufficiente a scongiurare il rischio di diffusione del contagio: ed è questo l’interesse pubblico che deve essere salvaguardato e che legittima eventuali restrizioni. Chi si contagia perché non si è vaccinato mette volontariamente a rischio il proprio diritto individuale. Se ciò non comporta il pericolo anche di un contagio pubblico - argomenta il costituzionalista - non è ammissibile alcuna norma restrittiva tipo il lockdown". Tanto più che il Governo ha anche un'altra possibilità: "obbligare tutti a vaccinarsi per motivi legati alla pandemia e allo scopo di tutelare la salute di tutti".
(Di Roberta Lanzara)