Covid Italia, contagi aumentano: cosa dicono Bassetti, Gismondo, Pregliasco


Covid Italia, contagi aumentano: cosa dicono Bassetti, Gismondo, Pregliasco

(Adnkronos) - Contagi covid in crescita in Italia nell'ultima settimana. Da Bassetti a Gismondo passando per Pregliasco, cosa dicono gli esperti? 

Bassetti  

"Non dobbiamo guardare i tamponi positivi o la percentuale di positivi, perché non ci dicono nulla. Dobbiamo guardare i casi gravi, chi va in ospedale, perché ci va e quanto ci sta. Questi dati sono in continua discesa. I reparti Covid sono quasi vuoti o si stanno svuotando. E' vero, c'è stato un aumento dei contagi a 7 giorni ma non sono preoccupato, lo sarei stato se fossimo passati da 600 persone in terapia intensiva a 700. C'è minor attenzione al problema anche perché la gente è stufa delle misure di restrizione. Non dobbiamo mollare tutto ma qualche misura va alleggerita". Così all'Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, commentando il rialzo dei positivi negli ultimi 7 giorni. 

"Si deve continuare a parlare di Covid perché si deve pensare alle modalità con cui difendersi, vaccinazioni per chi non l'ha fatto e anche il richiamo, mettersi la mascherina quando serve. Ma credo che i problemi arriveranno da fuori l'Italia e dobbiamo stare attenti", avverte Bassetti facendo riferimento all'arrivo in Italia dei profughi dall'Ucraina, paese dove il tasso di vaccinazione contro il Covid è fermo al 30%. 

Gismondo  

"Si continua a parlare di 'casi Covid' per indicare persone positive al virus. E' sbagliato", ribadisce la microbiologa Maria Rita Gismondo, convinta che non debba preoccupare l'aumento dei contagi da Sars-CoV-2 su base settimanale. Commentando il trend all'Adnkronos Salute, la direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell'ospedale Sacco di Milano invita ancora una volta a non confondere i concetti di positivo e malato. 

"I positivi" all'infezione da Sars-CoV-2 in questa fase "non ci devono assolutamente allarmare", assicura l'esperta, considerando che "come sappiamo - ricorda - in questo momento c'è un quadro assolutamente banale" per la stragrande maggioranza. "A parte un'attenzione epidemiologica che deve sempre essere mantenuta" su tutti i contagi, "non ci deve essere nessun allarme nemmeno se questi aumentano. Positivi e malati - ripete Gismondo - sono due cose diverse". 

Pregliasco  

Il rialzo dei contagi Covid "non deve allarmare. Può essere che un po' di rilassatezza abbia favorito la diffusione, ma del resto abbiamo ancora un milione di positivi, è chiaro che condizioni di diffusibilità ci sono". Così all'Adnkronos Salute il virologo Fabrizio Pregliasco, docente della statale di Milano, commentando il +14,5% di positivi registrato in una settimana. 

"Vediamo l'effetto complessivo sul medio periodo ma - tranquillizza l'esperto - non credo che avremo un picco. C'è una progressione di miglioramento ma non così repentina. Il numero dei morti sta scendendo - sottolinea - e questo è l'elemento più bello. Avremo magari qualche contagio in più ma non casi gravi, la vaccinazione, soprattutto quella con tre dosi, si sta dimostrato molto efficace". 

Ma l'invito del medico è comunque continuare a fare attenzione. "E' chiaro che da quando non se ne parla più - nota il virologo - c'è questa percezione di liberi tutti. E' una fase difficile perché oggettivamente stiamo andando bene e tutto questo grazie alla ragionevolezza dei cittadini e anche alle disposizioni progressive e all'approccio di precauzione decisi dalle istituzioni italiane. Quindi ora - riconosce Pregliasco - non è facile, in una fase di transizione, non lasciarsi stregare dal liberi tutti, anche guardando alle scelte di altre nazioni come l'Inghilterra che hanno adottato approcci diversi". 

Cartabellotta (Gimbe)  

"Con i dati della pandemia in netto miglioramento e la drammatica situazione in Ucraina che ha catalizzato l’attenzione pubblica, si rischia un grave calo di attenzione nei confronti del Covid, che è un problema tutt'altro che risolto". Lo afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, ai microfoni di Radio Cusano Campus, spiegando che "il virus continua a circolare in maniera molto elevata nel nostro Paese: nell’ultima settimana in alcune regioni non solo si è arrestata la diminuzione del numero dei nuovi casi, ma - sottolinea - in qualche regione si vede qualche lieve aumento". 

"In questa fase infatti - prosegue il presidente Gimbe - il dato nazionale è influenzato al ribasso dalle principali regioni del Nord, come la Lombardia con i suoi 10 milioni di abitanti, dove la situazione è particolarmente favorevole: questo ovviamente trascina verso il basso il dato nazionale mentre - conclude - in diverse regioni del Centro-Sud come Abruzzo, Molise, Calabria, Puglia e Sicilia si sta già verificando un'inversione di tendenza". 

Maruotti (Lumsa)  

"La discesa dei casi su base settimanale ha frenato bruscamente. E questo dato è evidente soprattutto in alcune regioni come la Calabria. Da giovedì scorso i dati che abbiamo registrato non sono in linea con la discesa dei contagi che avevamo nella settimana precedente: siamo passati da un -15% di nuovi casi a -8% in questi ultimi 4 giorni. Dobbiamo capire le cause e aspettiamo i dati di oggi che ci diranno molto su questo trend: se dovessimo avere più contagi di lunedì 28 febbraio, vuol dire che abbiamo un problema". Così Antonello Maruotti, ordinario di Statistica dell'Università Lumsa e co-fondatore dello StatGroup19, gruppo interaccademico di studi statistici sulla pandemia di Covid 19, fa il punto con l'Adnkronos Salute sull'aumento dei casi. 

Ma quali sono le cause di questa frenata? "Ci stiamo ponendo alcune domande e vogliamo analizzare dei dati - risponde Maurotti - Ad esempio, le dosi booster. Se c'è un calo nelle somministrazioni, abbiamo una criticità nei confronti di una parte della popolazione che diventa più suscettibile. L'altra potrebbe essere che le scuole non vanno più in Dad dopo il cambio delle regole sulla didattiva a distanza. E infatti i dati del monitoraggio dell'Iss dimostrano che i contagi nella fascia scolare sono sempre stabili e non c'è stata una frenata". Lo statistico teme poi che, "se ci dovessimo fermare ad una media giornaliera di 38mila casi, non è proprio un bel numero. Sarei più tranquillo se fossimo a 20-25mila". 

Sestili  

Il coronavirus non è 'sparito' anzi cresce mentre la prudenza e le attenzioni verso le misure anti-Covid vengono meno. "I contagi stanno risalendo, +13% negli ultimi sette giorni. Con una stima dell'Rt a 1,3". Lo sottolinea all'Adnkronos Salute il fisico Giorgio Sestili, che fin dall'inizio della pandemia analizza e monitora l'andamento epidemico di Sars-CoV-2. "Sono 4 le regioni dove il virus è in crescita: Umbria, Calabria, Molise e Valle d'Aosta". 

A cosa è dovuto questo colpo di coda del Covid? "Al fatto che è tutto aperto e stiamo meno attenti ma ancora c'è molto virus in giro, siamo ancora a marzo e fa freddo", risponde Sestili.