"La nostra posizione, da sempre, è quella di volere erogare il servizio in massima sicurezza come abbiamo sempre fatto da inizio pandemia e durante il periodo più duro del lockdown. Il green pass ci trova favorevoli, ma dobbiamo constatare una grande confusione sia nella norma, sia nel chiarimento del Governo che, di fatto, risente delle incomprensione sotto cui è nata la norma stessa, scritta a più riprese senza che venisse evidenziata, da subito, la differenza tra pubblici esercizi (i ristoranti) e il mondo delle mense aziendali che lavorano in appalto". E' l'allarme che lancia, intervistato da Adnkronos/Labitalia, Massimiliano Fabbro, presidente Anir Confindustria, l'associazione di categoria delle imprese della ristorazione collettiva, dopo l'introduzione da parte del governo dell'obbligo del green pass per l'accesso alle mense aziendali al chiuso.
Secondo Fabbro "il controllo sul possesso del green pass verso i fruitori della mensa, se fosse obbligatorio, non spetterà alle imprese eroganti il servizio. Le società della ristorazione collettiva non sono proprietarie dei luoghi e controllare l’utenza non rientra nelle loro competenze perché svolgono un servizio per conto terzi. Siamo contrari a quanto espresso nella Faq soprattutto quando si usa la parola ‘gestori’ in senso generico, una errata analogia tra ristoranti e ristorazione collettiva. Sono due ambiti nettamente diversi. Non si introduce un obbligo con una Faq, piuttosto chiediamo di essere sentiti su un tema così rilevante sul piano sociale della sicurezza e del lavoro", chiede a gran voce Fabbro.
E per Fabbro con l'introduzione dell'obbligo del green pass per l'accesso alle mense aziendali "ovviamente ci sarà un ripercussione, dettata dalla confusione e da alcuni evidenti paradossi: si rischia di aggravare i costi dell’appalto (pubblico o privato che sia) dovendo trovare personale addetto ai controlli, e inoltre si rischia di vedere crollare ulteriormente gli utenti delle mense, che potrebbero incorrere in un paradosso: essere controllati per accedere al pasto, ma non sul posto di lavoro", attacca il presidente di Anir.
La situazione non migliorerà a settembre con la riapertura delle scuole. "Siamo molto preoccupati per il servizio scolastico: si rischia di controllare e non fare accedere alle mense senza aver ancora capito, invece, come ci si dovrà comportare nelle aule", sottolinea Fabbro.