(Adnkronos) - Pronti a delocalizzare. Parte dal bresciano la protesta di un gruppo di aziende che non riesce più a stare dentro i costi per l'aumento vertiginoso delle bollette. Aldo Arici, amministratore di Unifond, impresa di Concesio, dovrà pagare per il solo mese di gennaio quasi 50 mila euro per l'energia elettrica. E fa male, denuncia l'imprenditore, vedere in bolletta il nuovo balzello entrato in vigore dal primo mese di quest'anno: 1700 euro come 'corrispettivo capacità mercato ore fuori picco'.
''Si -dice all'Adnkronos- mi sono mosso con una decina di competitor, perchè o si prendono provvedimenti utili e tarati sulle aziende energivore o l'unica via d'uscita è quella di andare all'estero. Perchè parlano di interventi a favore delle aziende energivore, ma poi di mettono nuovi balzelli in bolletta. Assurdo. Se vado in Tunisia mi fanno ponti d'oro e là l'energia costa 0,03 centesimi''. Arici spiega che basta fare due calcoli per capire che è impossibile resistere. ''se si proietta sugli 11 mesi la bolletta di gennaio andiamo sui 500mila euro all'anno, sul bilancio dell'anno scorso quando la bolletta era di 200 mila euro i conti chiudono in perdita. Fatturiamo 3,5 milioni e al momento il portafoglio ordini è di 1 milione di euro; 500 mila euro di energia non è sostenibile''.
Eppure secondo l'imprenditore il governo potrebbe intervenire con poche, ma mirate misure: 'basterebbe che lo Stato alle società estrattive dicesse: vi rinnovo subito le concessioni se vi impegnate a fornire energia a prezzo calmierato solo alle aziende realmente energivore, quelle che altrimenti chiudono o delocalizzano, come hanno fatto da anni molti dei miei clienti''. Il secondo intervento che potrebbe fare il governo ''sarebbe uguale a quello che ha messo in atto per il settore alberghiero: Non si versano i contributi per la manodopera. Il che converrebbe, perchè sè se poi devo mettere la gente in cassa integrazione prima e licenziarla poi, lo Stato alla fine paga di più''.
Antonio Gigliotti, direttore del Centro Studi Fiscal Focus è sulla stessa lunghezza d'onda: per il settore delle fonderie bresciane, uno dei fiori al'occhiello dell'industria italiana, è necessario ''un provvedimento immediato per la decontribuzione del costo del lavoro a compensare gli incrementi dovuti dal caro energia. O, in alternativa, che venga urgentemente stabilito per l'intero settore un prezzo dell'energia calmierato".