(Adnkronos) - In Italia il tasso di occupazione femminile (15-64 anni) è risultato al 52,8% a fine 2023 (+ 0,9 punti in un anno), un aumento lieve ma ancora ai gradini più bassi della media Ue pari al 69.3%2. Un segnale positivo arriva anche dalla crescita delle donne in posizioni dirigenziali (+13,5% nel 2021)3 corrispondenti al 20% circa del totale e dalla presenza nei cda pari al 43%4. Tuttavia le donne al vertice sono ancora poche specie nelle società quotate, nel 2% dei casi ad, nel 4% come presidente.
“La strada da percorrere per la parità di genere - commenta Irene Vecchione, amministratore delegato di Tack Tmi Italy (Gi Group Holding) - è ancora lunga, specie se guardiamo alle lauree stem che potrebbero aprire a maggiori possibilità per le donne e scopriamo che i dati Anvur restituiscono un quadro ancora a prevalenza maschile con il 60% di immatricolazioni, contro il 39% di iscrizioni da parte delle ragazze, proprio come dieci anni fa. I numeri sono un indicatore importante, ma devono essere sostenuti da una crescita culturale di fondo che, abbattendo pregiudizi e stereotipi e ponendo il merito al centro di ogni valutazione, possa portare a una maggiore rappresentanza delle donne in tutti gli ambiti lavorativi e a una progressione della loro carriera che non sia a discapito di quella personale/familiare".
"Le aziende - spiega - possono fare tanto, dalla responsabilizzazione dei manager fino all’utilizzo di metriche chiare e condivise di diversity che permettano di tracciare sviluppi o, viceversa, segnalare per tempo eventuali regressioni. Dal nostro punto di vista è importante osservare il raddoppio dei progetti formativi dal 2021 al 2023 su competenze utili sia alle donne (che agli uomini) per migliorare complessivamente l’ambiente di lavoro all’insegna dell’equità e dell’uguaglianza per tutti”.
Considerando, poi, che una maggiore inclusione delle donne nel mondo del lavoro potrebbe aumentare il Pil mondiale fino al 35%, va pertanto sostenuta la loro piena partecipazione ed espressione, anche o soprattutto tramite la formazione. Per questo Tack Tmi Italy, branch italiana della società di Gi Group Holding che si occupa di learning&development, segnala le 5 competenze da sviluppare per l’empowerment femminile.
1) Agentività: ovvero la capacità di assumersi le responsabilità delle proprie azioni e decisioni, rafforzando l'autostima e la fiducia in sé stesse e prendendo il controllo del proprio percorso professionale. Essere agentivi significa sviluppare una visione chiara dei propri obiettivi, affermando i propri diritti e bisogni in modo costruttivo.
2) Assertività: la capacità di esprimere le proprie opinioni, idee e bisogni in modo chiaro e sicuro senza temere pregiudizi. Sviluppare buoni livelli di assertività facilita la partecipazione attiva alle discussioni e alle decisioni aziendali nonché l’abilità di negoziazione.
3) Empatia e intelligenza emotiva: saper riconoscere e comprendere le emozioni proprie e altrui, costruendo relazioni positive e collaborative, fondamentali per il successo in qualsiasi ruolo aziendale. Questo vuol dire anche gestire le emozioni in modo efficace, favorendo la resilienza e la capacità di problem solving e comprendere le dinamiche di gruppo, per facilitare la comunicazione e la collaborazione.
4) Autonomia finanziaria: il tema del denaro deve entrare maggiormente nella quotidianità ed essere 'normalizzato', oltre che neutralizzato anche rispetto al genere. E' un altro di quei bias e stereotipi per superare i quali ci vuole tempo e lavoro da parte di tutti, eppure cruciale oggi, specie per le donne. Sviluppare competenze - dalle basiche in su - in ambito finanziario significa poter raggiungere indipendenza e sicurezza economica, nonché trovare magari il coraggio di provare a realizzare una buona idea o investire in formazione per metterla in pratica, valorizzandosi con determinazione.
5) Networking: costruire relazioni positive e significative con altri professionisti, ampliando le opportunità di crescita e sviluppo professionale, ma anche sfruttare i canali online e social media per facilitare la connessione con altri professionisti a livello globale, creando una rete di supporto e confronto.
“Per le donne - prosegue Irene Vecchione - è davvero tempo di puntare con decisione su loro stesse acquisendo una piena consapevolezza delle proprie capacità e lasciando andare per prime i cosiddetti unconscious bias che spesso impediscono loro di sentirsi su un piano di equa competizione e che anzi le portano più frequentemente a ritrarsi o rinunciare prima del tempo, anziché a osare e tentare di avanzare. Dal canto loro anche gli uomini, però, devono fare la propria parte sia in termini culturali per abbattere i pregiudizi ancora esistenti, ma soprattutto in termini fattivi, assumendo, promuovendo o assegnando ruoli guida alle donne, indipendentemente dal loro essere madri o potenziali tali”.